Il fotoreporter argentino: “Napoletani di Milano stupendi con Maradona; mi hanno fatto sentire di nuovo a casa mia”

Vive a Milano da 20 anni, da quando l’Argentina ha dovuto attraversare l’ennesima grave crisi economica. Pablo Munini, una laurea in giurisprudenza e un lavoro nel settore commerciale, non ha mai abbandonato la vera passione: raccontare il mondo con le immagini. E così svolge il lavoro di fotoreporter per varie agenzie come corrispondente dall’Italia.

E’ stato lui uno dei primi ad arrivare da Ciccio Pizza di viale Umbria dove da giovedì scorso era stato allestito un angolo per omaggiare Diego Armando Maradona. Pablo ha raccontato con la sua macchina fotografica quel che Francesco Iocco aveva messo su in ricordo del Pibe de Oro e aveva anche documentato la creazione del primo murale realizzato all’intero di una pizzeria milanese, il Sabotino Center della stessa catena. Ne è nato un video strappalacrime postato su Youtube.
Originario di Rosario (come Leo Messi), si dice anch’egli sorpreso da tanto affetto globale per Maradona. Come tanti napoletani e argentini, lo si poteva immaginare così forte solo in patria.

Come sei venuto a sapere dell’iniziativa di Ciccio Pizza?

“Quando è morto Maradona volevo incontrare tifosi del Napoli di Milano. Molti locali erano chiusi perché le misure anti-Covid non permettevano di riunirsi. Ero molto sfiduciato, nonché in uno stato di disperazione per la morte di Diego. Sono uscito per strada ma non ho trovato nessuno. Poi domenica ho visto su Facebook la foto di Ciccio Pizza a Milano. Lunedì mattina mi sono alzato presto e sono andato a viale Umbria dove avevano realizzato questo luogo per omaggiare Maradona. Mi aspettavo un signore maturo e invece è arrivato un giovane energico con cui sono subito entrato in sintonia. Mi ha offerto una birra e una pizza, una cosa tipicamente napoletana che abitando a Milano da 20 anni avevo quasi dimenticato; Ciccio mi ha riportato in America Latina all’improvviso”.

Sinceramente, com’è lo spagnolo di Ciccio?

“(Ride, ndr)… Ciccio fa bene la pizza”.

Nel video sei stato ripreso con la Coppa del Mondo: è davvero l’unico caso in cui un calciatore ha vinto quasi da solo?

“Ho riguardato le partite del 1986. E in fondo tutti pensiamo che Maradona abbia vinto da solo. Però c’erano anche altri giocatori come Valdano e Burruchaga, nonché Pumpido in porta. Secondo me Maradona ha dato un profilo psicologico alla squadra, cosa replicata poi nel Napoli. Lui ha dato un contributo emozionale senza precedenti, cose che credo lo rendano più grande di Pelè e Messi; forse ce l’aveva un po’ Pelè, ma Messi purtroppo no. Lui si faceva amare e rispettare dai compagni e li trascinava emotivamente. Li oscurava? Forse, ma i giocatori bravi c’erano in quella squadra di cui lui era il centro spirituale. Io avevo 24 anni quando vincemmo il Mondiale in Messico; per quella generazione è stato un simbolo sociale visto che eravamo usciti tre anni prima da una dittatura tremenda. Erano anni di speranza e di cambiamento, Maradona ne è stato il simbolo non solo sportivo. Come ha detto Arrigo Sacchi, lui era il tipico argentino individualista che sapeva sacrificarsi per la squadra. Ecco, Maradona è una eccezione in tutto. E quindi queste sue critiche alla vita privata sinceramente mi fanno male: Diego va valutato come calciatore, il più grande di tutti i tempi, ma lui anche come uomo ha avuto l’amore del popolo. Un famoso vignettista argentino lo dipinse scrivendo che  ‘non importa ciò che Diego ha fatto con la sua vita, importa ciò che ha fatto con la mia’”.

Ma da Laura Pausini, che spesso ha cantato in Sudamerica e in spagnolo, ti aspettavi queste critiche?

“Secondo me è stata pura demagogia per attirare l’attenzione delle donne. E’ stata una mossa per far conoscere di più il movimento con cui si batte. Lo stesso è successo a Milano con la statua di Montanelli durante le proteste antirazziste. C’è tanta demagogia”.

Ti hanno colpito o ti aspettavi le manifestazioni di affetto per Diego non solo a Napoli ma anche in altre zone d’Italia?

“Ci sono state in tutto il mondo. Mi hanno sorpreso un po’ gli inglesi. Dopo tutto quello che era successo nel 1986 hanno fatto omaggi straordinari. Ho visto vignette bellissime, commenti meravigliosi. Mi ha colpito il presidente francese Macron che ha scritto una lettera. Sono cose che personalmente non mi aspettavo; me le aspettavo in Italia, a Napoli e in Argentina dove pure sono sorpresi e stravolti. Maradona è l’argentino che più ha fatto conoscere il nostro Paese nel mondo, un merito che nessuno ha avuto prima”.

Cosa pensi delle polemiche sulla morte di Diego: c’è l’impressione che davvero qualcuno non si sia preso cura di lui nel momento più difficile?

“Io credo che Diego sia stato trascurato. Ho sentito le opinioni di diversi medici, anche il suo medico storico che avanza dubbi anche sull’urgenza dell’operazione e sui suoi trattamenti successivi. E’ incredibile che sia andato così presto in una casa privata senza essere seguito bene. Forse sarebbe morto lo stesso”.

E’ scontato che Napoli debba intitolargli lo stadio?

“Ma anche se non lo facesse non cambierebbe. Lui sarà sempre il Dio eterno della città. E’ una formalità, la sostanza è quella”.

Parliamo di cibo. La tua pizza preferita?

“Mi piace la prosciutto e rucola. E anche con il tonno, ma in generale tutte. Se non ingrassassi, starei sempre da Ciccio Pizza…”
[DADES]