Capri: in 15 anni hanno chiuso quasi tutti i ristoranti storici di Tiberio

Capri si conferma isola sempre più per pochi. La trasformazione del turismo non si nota solo dai nuovi negozi lussureggianti di via Camerelle ma anche da un aspetto che riguarda i ristoranti e la storia di quelli di nicchia.

A Capri si mangia male e si paga tanto“, è la frase luogocomunista più quotata. Ma è davvero un luogo comune? Sui gusti – dicono i latinisti – non si dovrebbe discutere troppo proprio perché sono gusti, non verità assolute.
La storia invece no. E si discute sul fatto che stiano scomparendo progressivamente quei ristoranti collocati in zone meno note. Il caso più eclatante è quello di via Tiberio. Se si escludono due bar, uno ad altezza Vanassina e l’altro poco prima della salita finale per Villa Jovis, la ristorazione si ferma a Lo Sfizio, poche centinaia di metri sopra il quadrivio della Croce. Tavoli all’aperto, pizza buona (dicono i bene informati che nell’ultima estate non è più così buona), primi piatti gradevoli e costo accettabile per l’isola azzurra. Più sopra il nulla.

Nel corso dell’ultimo ventennio sono scomparsi prima il suggestivo Augusto, collocato proprio all’ingresso di Villa Jovis, e poi La Savardina. Se Augusto fu una meteora della ristorazione, passata per qualche anno con il suo essere rustico e per pochi (vista la salita lunga e pesante), La Savardina è stata una istituzione per l’isola. Si trovava sulla strada di Villa Lysis, altrimenti nota come Villa Fersen, quella che l’avvocato Agnelli voleva acquistare alla fine degli anni ’80, ma vi rinunciò quando non gli diedero il permesso per costruire una piattaforma per il suo elicottero.

A La Savardina si mangiava un delizioso coniglio ed era aperta per gran parte dell’anno consentendo anche ai vacanzieri di Pasqua di godersi – quando il tempo lo permetteva – gustosi pranzi e gustose cene all’aperto sotto i limoni. Il tutto era impreziosito dalle mitiche poesie che Eduardo recitava ai tavoli concludendo con la sua immancabile firma… “Eduardo“. L’applauso era per l’arte in sé e per l’arte culinaria. Perché si mangiava bene. La trattoria ha chiuso diversi anni fa e non ha riaperto più.

In altre zone della collina restano aperti “Da Tonino” sulla strada della Piana delle Noci, diventato genere gourmet e con prezzi un po’ inaccessibili, e lo storico locale “Le Grottelle” di via Arco Naturale, anch’esso con prezzi molto alti. Ha chiuso da diversi anni il bar che si trovava nei pressi dell’Arco Naturale e che diffondeva musica dal pomeriggio, musica che si poteva ascoltare anche dalle barche dei bagnanti che ancoravano nella cala di Matermania.
Altra grave perdita il ristorante dell’hotel Belsito dove si gustava pure una buona pizza napoletana. Trasformato in una struttura con appartamenti privati, resta il ricordo di un bellissimo edificio con terrazza annessa.

La tendenza centripeta ad una ristorazione sempre più a km0, intesa come “non vogliamo fare neanche tre passi a piedi“, ha svuotato queste zone, frequentate ormai soprattutto da turisti e da qualche villeggiante napoletano. Gli altri esperimenti di nuovi ristoranti sono invece oggetto della già citata discussione e fa parte dei famosi gusti…

Quel che è certo è che l’isola di Capri già da tempo non è per tutti, ammesso che prima lo fosse. E c’è chi propone di realizzare il numero chiuso come si pensa di fare a Venezia, non si sa però con quali criteri, sullo sfondo di un tentativo di puntare tutto sui danarosi stranieri di nuova generazione, come già accaduto in gran parte degli stabilimenti balneari più quotati dove – da quanto si racconta – il turista campano “normale” non è più troppo gradito perché “non sganciante i 100 euro a testa”.