Il nutrizionista: “Adoro la Margherita con bufala, ma andiamoci piano o tra 10 anni avremo una emergenza obesità”

C’è chi si fida, chi non si fida, chi crede di poterne fare a meno. Eppure il nutrizionista è una figura sempre più presente nella vita di tanti italiani. Ed è una figura particolarmente richiesta in un periodo post pandemico nel quale le abitudini sono radicalmente cambiate per poi tornare più lentamente alla normalità. Antonio Masino, giovane nutrizionista napoletano, mette in guardia dai rischi di una nuova più sottile emergenza sanitaria che potremo vivere tra qualche anno in mancanza di un cambio di comportamenti a tavola e non solo.
Laureatosi in Biologia all’Università Federico II, ha poi proseguito il suo percorso in Igiene Alimentare e Nutrizione. Ha frequentato la Scuola Salernitana di Nutrizione ed ha svolto un Dottorato di ricerca in Biochimica delle proteine.

Chi si rivolge al nutrizionista perché solitamente lo fa?

“Si è soliti pensare che chi si rivolge ad un nutrizionista è solitamente per perdere peso, ma oggigiorno i casi in cui si necessita di tale figura possono essere molti di più. Ad esempio soggetti sani che vogliono migliorare le proprie abitudini alimentari; persone sottopeso che necessitano di una dieta ipercalorica; sportivi e atleti con specifici obiettivi; donne in menopausa oppure in gravidanza che devono fornire tutti i nutrienti al bambino senza ritrovarsi con un eccesso di peso; persone che stanno seguendo trattamenti estetici (linfodrenaggio/massaggi) e soggetti con patologie quali diabete, ipercolesterolemia, ipertensione, allergie ed intolleranze alimentari, celiachia e disturbi gastrointestinali. Un aspetto da non sottovalutare è soprattutto il supporto motivazionale che può fornire il nutrizionista, supporto che con le opzioni “fai da te” verrebbe a mancare”.

Come e perché invece sei arrivato tu a scegliere di intraprendere questo percorso professionale?

“Sin dall’inizio dei miei studi universitari nonostante mi sia interessato anche dello studio di molecole con attività antimicrobica e antinfiammatoria ho sempre guardato con molto interesse l’ambito della nutrizione, dell’alimentazione e gli aspetti clinici legati ad essa, al punto da voler approfondire anche dopo la laurea magistrale e durante gli anni di dottorato la materia attraverso corsi di perfezionamento/master. Inoltre ciò che mi ha spinto a intraprendere questa professione è il ruolo preponderante che si è scoperto avere un’alimentazione non corretta sul nostro stato di salute, spesso causa di serie patologie”.

In Italia non si vedono tanti casi di obesità gravissima come ad esempio negli Stati Uniti. Eppure da qualche anno c’è un programma televisivo, ambientato a Castel Volturno, che è la versione nostrana di “Vite al limite”. Cosa sta accadendo?

“È vero che in Italia la situazione è meno grave che negli Stati Uniti, ma è anche vero che la tendenza negli ultimi anni va verso una crescita del numero di persone in sovrappeso e obese. In particolare desta molta preoccupazione il numero crescente di soggetti obesi in età pediatrica oltre che in età adulta. Secondo alcune stime, infatti, le proiezioni per i prossimi 10 anni sono allarmanti, con un raddoppio della prevalenza di obesità, che sommata al sovrappeso, costituirà circa il 70% della popolazione. Alla luce di ciò è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica a tal riguardo e magari partire proprio dalle scuole con lezioni di educazione all’alimentazione e al corretto stile di vita”.

Perché è così importante la dieta personalizzata?

“Per capire l’importanza di una dieta personalizzata bisogna pensare che ogni persona è diversa dall’altra sia nelle abitudini alimentari, nel gusto, sia nella composizione corporea e nelle patologie eventualmente presenti. Quindi ogni persona, a seconda delle sue caratteristiche ha bisogno di un approccio nutrizionale specifico e quindi differente da quello di un’altra persona. Questo è il motivo per cui un piano nutrizionale creato ad hoc per un individuo non può essere utilizzato per un altro individuo in quanto, seppure potesse portare dei risultati in poco tempo, potrebbe invece alla lunga creare problemi sulla salute dell’individuo”.

La Campania non vanta buoni numeri per quanto riguarda l’obesità infantile: c’è un problema di cucina o culturale?

“Nonostante le cause di questo fenomeno possano avere una natura genetica, diverse indagini condotte dall’Istituto superiore di sanità indicano come fattori determinanti molti aspetti legati all’ambito socio-economico e culturale. Dati geografici confermano l’idea che i problemi legati all’alimentazione siano conseguenza proprio di una cultura alimentare meridionale e uno stile di vita completamente errato dove è normalità saltare i pasti, bere tutti i giorni bevande gassate/zuccherate, non svolgere attività fisica e trascorrere anche più di 2 ore al giorno davanti alla TV o al cellulare. Spesso le cause di queste cattive abitudini sono da ricercare oltre che nel contesto familiare anche in ambito scolastico. In una prima fase è fondamentale l’occhio attento del genitore e del maestro/a nel saper individuare problematiche psicologiche e relazionali, spesso associate a problemi psico-sociali come scarsa autostima, bullismo a scuola e quindi come effetto scarso rendimento scolastico. Individuato il problema si può poi intervenire con un’azione concertata di professionisti”.

La pandemia e le relative, forse eccessive, misure restrittive adottate in Italia potranno incidere sui problemi alimentari e sugli stili di vita?

“Sicuramente la pandemia e le relative restrizioni attuate per contenere i contagi hanno modificato il nostro modo di vivere e soprattutto le nostre abitudini alimentari non portando però a dei benefici. Infatti soprattutto nella prima fase di quarantena, sottoposti ad un periodo di forte stress, si è cercato di alleviare l’ansia con alimenti ricchi in carboidrati o peggio in zuccheri semplici. A rendere ancor più preoccupante la situazione è la ridotta attività fisica e il crescente ricorso allo smart-working che inevitabilmente hanno fatto registrare in una buona percentuale di popolazione un aumento del peso corporeo. Allo stato attuale, venute meno praticamente tutte le restrizioni, quello che possiamo augurarci è una ripresa graduale delle corrette abitudini alimentari ma il consiglio fondamentale per una vita in salute è quello di svolgere attività fisica”.

Lo chiediamo a tutti: la pizza preferita da Antonio?

“Probabilmente ce n’è più di una ma dovendo sceglierne una al primo posto ci va la margherita con bufala e prosciutto cotto”.

Dario De Simone