‘A menesta mmaritata”, da piatto della tradizione a espediente di Zuccalà per raccontare Milan-Napoli

Nasce dall’unione tra carne e verdure. Che celebrano quindi il loro matrimonio. Da qui il termine di “Minestra maritata“. A Napoli è una tradizione immancabile.

Le origini di questo piatto, molto quotato durante le festività natalizie, sono piuttosto incerte. Non l’hanno portata gli spagnoli e probabilmente è nata molto prima proprio nella Campania Felix ricca di verdure e già abituata a cucinare il maiale cuocendolo nella pignata; gli altri tipi di carne, che all’epoca in pochi potevano permettersi, si sarebbero aggiunte in seguito. Comunque questo piatto fa parte della tradizione di Napoli e provincia, ma è conosciuto anche fuori grazie ai tanti emigrati.

Pochi lo sanno, ma entrò di prepotenza in uno dei mitici servizi del giornalista Franco Zuccalà: nel febbraio del 1990, per definire il primo tempo di Milan-Napoli, utilizzò la frase “non è la solita pietanza insipida, ma un qualcosa tra la minestra maritata che si fa a Napoli e il risotto alla milanese” (Guarda il video al minuto 2.20). Il Napoli quella partita la perse poi 3-0, ma vinse lo Scudetto.
E con la “Menesta mmaretata” a tavola non si perde mai. Ma per prepararla ci vogliono tempo e pazienza. La sua stagionalità non è legata solo alla tradizione e al clima (è un piatto da mangiare quando fuori fa freddo), ma anche alla difficoltà di reperire certi ingredienti come alcune verdure. Per trovarle tutte è necessario andare in vari mercati tipici dei quartieri popolari di Napoli: cicoria, verza, borragine e scarola sono immancabili, ma le varianti impazzano nei vari territori della variegata provincia tanto da rendere difficile l’identificazione di una ricetta originale.
La vera caratteristica è il sapore amarognolo di alcune verdure, unito a quella “grassezza” che era già tipica quando si utilizzava la “nnoglia”, il salame povero dell’entroterra. Di povero però ormai c’è ben poco…

 

Dario De Simone