La “mazzamma”, da prelibatezza della cucina povera ad insulto in slang campano

L’origine sarebbe greca, il finale però è meno nobile. La parola “mazzamma” è diventata un insulto dopo essere stata un termine di carattere culinario, per quanto di cucina povera.

Proveniente probabilmente dalla napoletanizzazione della parola greca “maza“, identifica quella parte del pescato da riunire e “ammassare” in quanto composto da pezzi troppo piccoli. Starebbe anche a segnalare uno scarso valore di quei piccoli pesci che però cumulati tra loro possono comporre una buona frittura. E non è raro vedere la parola “mazzamma” nei menù esposti dalle pescherie e dei piccoli ristoranti della provincia di Napoli.

Con il passare del tempo il termine “mazzamma” ha assunto però un valore figurativo e allegorico di diverso genere ed ha iniziato a rappresentare una sorta di insulto nei confronti di persone giudicate insignificanti e di poco valore morale e professionale. Spesso lo si utilizza per definire una cerchia di persone appartenenti alla stessa realtà lavorativa o che si occupano dello stesso progetto professionale con riferimento alla bassezza del lavoro stesso, a volte autoreferenziale e di scarso livello economico nonostante le apparenze.

Tale significato non deve però mortificare quella che è una tradizione culinaria nobile legata alla cultura dei pescatori del Golfo di Napoli. E così con i resti del pescato si può preparare una deliziosa frittura con farina e sale; il consiglio è quello di prepararla con olio di semi di arachidi. Una volta caldo si possono immergere i pescetti girandoli più volte fino a far assumere quella croccantezza tipica. A cottura ultimata è possibile aggiungere limone.