Covid-19: nessuna delle grandi Regioni rischia la “zona arancione”. Ristoranti stiano tranquilli

Appare molto improbabile che in Lombardia e nelle altre grandi Regioni italiane possano verificarsi eventi tali da spingere i vari territori in “zona arancione“. Di conseguenza non dovrebbero esserci gravi disagi per le attività di ristorazione a per quelle connesse.

In realtà la maggior parte delle Regioni non rischierebbe neanche di finire in “zona gialla“. E anche se ciò accadesse le ripercussioni sarebbero minime per tutte le attività, ad eccezione delle discoteche che resterebbero quindi chiuse. Le altre limitazioni riguarderebbero la capienza degli stadi (dal 75% attuale al 50%), dei cinema e dei teatri (dal 100% attuale al 50%), e il numero massimo di persone allo stesso tavolo al ristorante sia negli spazi interni che esterni: attualmente all’interno non si potrebbe stare in più di 6 persone, ma questa regola viene spesso violata; con la zona gialla il numero scenderebbe a 4 se non ci sono conviventi e questa regola sarebbe da applicare anche ai tavoli all’esterno.

PICCO A META’ DICEMBRE, CONTAGI IN RALLENTAMENTO

La “zona arancione”, che prevede la chiusura dei ristoranti, il divieto di spostamento tra Comuni e l’antipatico coprifuoco dalle 22 alle 5, è una ipotesi per il momento lontanissima secondo i matematici più attenti e i medici illuminati, su tutti il chirurgo Paolo Spada (nella foto a destra). Nonostante le previsioni tragiche di alcuni personaggi da salotto televisivo, i calcoli dicono che tutte le Regioni raggiungeranno il picco tra il 5 e il 20 dicembre.
L’incidenza dei casi di Covid-19 è in costante aumento da settimane, ma la curva di tale aumento sta progressivamente rallentando da otto giorni consecutivi con un calo del 24%. Se tale calo si confermasse nelle prossime due settimane, la discesa dei contagi dovrebbe iniziare nella prima settimana di dicembre anche in assenza di misure restrittive che, come spesso ribadito, hanno inciso poco o nulla nel corso degli ultimi mesi.

A RISCHIO FVG, SUD TIROL E CALABRIA

Le uniche Regioni che potrebbero essere a rischi sono il Friuli Venezia-Giulia, che dovrebbe finire in zona gialla il 28 novembre, e la Calabria per due motivi diversi. Dovrebbe fermarsi alla zona gialla anche la Provincia Autonoma di Bolzano. Nel Nordest il numero di contagi e il basso tasso di vaccinazioni potrebbe portare ad un maggior numero di ricoveri. In Calabria invece è il basso numero di terapie intensive ad incidere. Infatti in questa ondata sono i reparti ordinari, dove vengono ricoverati i malati meno gravi, ad essere maggiormente sotto pressione; chi è dotato di un sufficiente numero di terapie intensive non finisce per sforare anche questo valore. Per passare da una zona all’altra bisogna infatti sforare tutti e tre i valori: i contagi settimanali, i ricoveri in reparti ordinari e quelli in rianimazione. La notizia buona è che Toscana, Umbria e diverse Regioni del Sud come Puglia, Calabria e Sicilia cominciano a far registrare i primi cali settimanali di contagi; quindi territori con un sistema sanitario più in affanno potrebbero veder presto ridotta la pressione sugli ospedali.

IN LOMBARDIA PICCO PIU’ AVANTI, INCIDONO VACCINI E IMMUNI NATURALI

Un discorso a parte merita la Lombardia: è la Regione dove ancora si sta attraversando la fase di crescita dei contagi ma anche quella in cui, complice un numero più che adeguato di unità di terapia intensiva, a questo non corrisponde una pressione sulle strutture sanitarie. La Regione, cuore della fase iniziale della pandemia, sforerà certamente il valore dei ricoveri in reparti ordinari (960, adesso sono 623 in deciso aumento), ma potrebbe non sforare il 10% di terapie intensive (160, ora sono 57 in lentissimo aumento) così da non finire neanche in zona gialla; se ciò dovesse avvenire non sarà per più di due settimane all’inizio di dicembre. In quel periodo, peraltro, a Rho Fieramilano si svolgerà l’attesissima edizione dell'”Artigiano in Fiera” con un massiccio afflusso di pubblico. A rischio invece la partita Milan-Napoli del 19 dicembre per la quale la capienza del Meazza potrebbe essere ridotta al 50%.

Il rischio vero è che sotto la spinta di virologi da salotto e altri presunti esperti il Governo possa decidere inopinatamente di ripetere quanto fatto lo scorso marzo quando la zona gialla venne cancellata con decreto e diverse attività vennero chiuse senza eccezioni fino al 26 aprile. Appare improbabile che ciò accada visti i mutati scenari epidemiologici e soprattutto la necessità di risultare credibili e seri davanti all’opinione pubblica. L’unica modifica annunciata sarà l’accorciamento da 12 a 9 mesi della validità del contestato green pass.

Dario De Simone