Green Pass, l’indignazione dei ristoratori: “Chi siamo noi per controllare? E perché qui sì e al supermercato no?”

Entrerà in vigore nel primo weekend di agosto il cosiddetto “Green Pass” per accedere ad alcuni luoghi ritenuti sensibili. Il certificato di avvenuta vaccinazione anti-Covid19 garantirà ai possessori l’accesso alle sale interne dei ristoranti e ai tavolini interni dei bar, nonché a palestre e piscine.

La validità del provvedimento, contestato da diversi giuristi e da movimenti di piazza, scatterà da venerdì 6 agosto. Sotto i riflettori soprattutto i ristoranti, i più interessati dalla novità. Gli “estremisti” si sono già rivelati, da quelli che hanno esposto cartelli aggressivi contro i non vaccinati, beccandosi valanghe di recensioni negative e vendicative da no-vax e altri rivoltosi, fino ai “ribelli” che hanno già annunciato di non fare discriminazioni di alcun genere.

“CHE AUTORITA’ ABBIAMO NOI PER CONTROLLARE L’AUTENTICITA’ DEL DOCUMENTO?”

Resta il problema dei controlli e soprattutto del diritto di controllare. Il Governo in pratica scarica le responsabilità sui ristoratori. “Come sempre lo Stato italiano ci mette in una posizione strana – spiega Valerio Quagliozzi, gestore di “Pizzicato – Municipio Napoletano” nel quartiere milanese di Porta Romana – Decidono di attuare il green pass, ma io come gestore non ho alcuna autorità di chiedere un documento a chi mi mostra magari uno screenshot sul cellulare. E i tanti 16enni che non hanno ancora fatto la vaccinazione? E le comitive? Se ci sono vaccinati e non vaccinati e mancano i posti fuori per tutti alla fine se ne andranno. Già da un anno e mezzo siamo i più penalizzati; ora ci continuano a maltrattare”.
E c’è anche un problema riguardante i dipendenti dei ristoranti. “Io non ho autorità neanche nei loro confronti – aggiunge Quagliozzi – Non ho né il diritto né il dovere di costringerli perché non c’è l’obbligo vaccinale. Io non sono nessuno per giudicare le scelte personali della gente e le loro ragioni”.

“FINIRA’ ALL’ITALIANA: UN MESE DI CONTROLLI E POI TUTTO LIBERO”

“Non sono contrario all’idea di un green pass, ma dovrebbe valere per ogni cosa – afferma Andrea Panelli, titolare di “Pomodoro e Mozzarella” di Bollate, hinterland Nord di Milano – Si decide che i non vaccinati possono essere un problema? Allora li si costringa a stare a casa, a tutto tondo. Qual è la differenza col supermercato? Invece si danneggia il settore ristorazione con un calo di clienti e di incassi. Comunque finirà all’italiana: nel primo mese faranno vedere che controlleranno a tappeto, poi chi si è visto si è visto. E’ l’ennesima storia di una cosa fatta velocemente senza pensare”.

“DA UN ANNO E MEZZO COLPISCONO SOLO LA RISTORAZIONE”

“Se serve a non richiudere l’attività ancora una volta lo accettiamo, ma con mille dubbi – spiega Salvatore Cirillo della pizzeria “Pulcinella” di Cesana Brianza – Da un anno e mezzo sanifichiamo i locali e condizionatori, sistemiamo colonnine per igienizzare le mani, mettiamo cartelloni, controlliamo la temperatura, chiediamo dati personali. Ma noi possiamo assumere controllori da mettere sulla porta. Con quale responsabilità? E poi chi ci dice che il QR code mostrato sia reale. E poi quale studio scientifico ha deciso che il Green Pass serve per la pizzeria ma non per entrare in un supermercato o centro commerciale?”

“E’ UNA GRANDE DITTATURA!”

Ci spostiamo a Napoli e stavolta il giudizio di Ciro Cascella della pizzeria “Cascella 3.0” di Chiaja è più lapidario: “Cosa devo dire? C’è poco da dire. Tranne che la vedo come una grande dittatura”.

Dario De Simone