L’allarme dell’attrice napoletana: “Cultura ed arte dimenticate dallo Stato, molti colleghi sull’orlo della depressione”

La ripresa degli spettacoli dal vivo resta il tema centrale della prossima estate. Qualche spiraglio c’è, ma per tornare alla realtà del 2019 sarà necessario aspettare ancora. E il mondo del teatro continua a protestare, con educazione, toni bassi ma anche tanta amarezza per il trattamento ricevuto dal Governo. Ne fa parte Mariachiara Vigoriti, nata per caso ad Assisi ma napoletana del Vomero. Nel suo dna non c’è solo la napoletanità ma anche e soprattutto il teatro.
Sembra passato tanto tempo dall’ultima apparizione nello spettacolo “Alienati“, scritto e diretto da Ciro Esposito e Salvatore Catanese; nessuno avrebbe pensato che sarebbe stato l’ultimo di una lunga serie. In estate sono previste alcune repliche ma per ora non ci sono certezze.
Quando è scoppiata l’emergenza sanitaria Mariachiara era impegnata con “Napoli Milionaria” di Nino Rota, su libretto di Eduardo de Filippo. Dovrebbe rappresentare la ripresa nel mese di settembre.

Come stai vivendo quest’anno difficile causa emergenza sanitaria?

“Purtroppo come molti degli artisti nelle medesime condizioni, la vita mi si è presentata improvvisamente complicata e stanno tentando in ogni modo di strapparci speranze. Ero sul punto di debuttare nel mio primo piccolo ruolo d’opera quando chiusero tutto e rimandarono a data da determinarsi. Così come mi sono state cancellate molte date di uno spettacolo di prosa che stavamo portando in giro. È stato per me un duro colpo essere fermata sul nascere. Fermata senza alcuna certezza di ripresa. Durante la prima quarantena ancora speravamo che tutto si spegnesse entro la fine dell’estate, quindi vivevamo un po’ nell’attesa di riprendere. Ma da settembre in poi abbiamo capito che non sarebbe finita presto, e che saremmo rimasti con le mani in mano per chissà quanto tempo ancora”.

Vi sentite, anche in virtù degli ultimi provvedimenti, dei dimenticati?

“La cultura e l’arte sono state le prime ad essere eliminate in questo periodo, e quando uno Stato come primo provvedimento elimina la possibilità di pensare e di crescere c’è da preoccuparsi. Siamo degli esclusi e dimenticati, come non facenti parte di questo Stato. Sono stati elargiti vari aiuti, ma quasi da elemosina, e non tutti li hanno ricevuti. Il modo in cui tutto è stato gestito sfiora il ridicolo. Siamo molto arrabbiati ed estremamente preoccupati per il nostro futuro. Molti di noi, me compresa, quando hanno compreso che non sarebbe finita presto, si sono dovuti adattare e reinventare con piani B spesso estremamente distanti dalle proprie aspirazioni e competenze. È stato un periodo di lotta per la sopravvivenza. Conosco molti artisti miei amici caduti in depressione, perché privati di tutto il loro mondo, senza il minimo interesse da parte delle Istituzioni”.

Napoli non è più la Capitale del Teatro come 20 anni fa, ma conserva una forte tradizione. C’è ancora speranza per chi vuole fare teatro?

“La situazione del teatro era già particolarmente complessa; era un settore notevolmente in crisi già prima che una “pandemia” intervenisse a dargli un definitivo colpo di grazia. Ma la speranza per chi pratica arte è la base per poter andare avanti, quindi nutriremo sempre speranza di rinascita dalle nostre ceneri, generate da un incendio che è stato appiccato per pura irresponsabilità e disinteresse per le attività artistiche e la cultura, evidentemente considerati degli optional per il sano sviluppo della società”.

In tutti questi anni qual è stata l’esperienza a cui sei rimasta più legata?

“Ho fatto numerose esperienze nel campo dello spettacolo, ed il mio rammarico è rispondere che è l’esperienza a cui sono più legata è proprio quella che stavo iniziando a fare, ma che mi è stata impedito di portare a termine, fermati dalla quarantena. L’opera “Napoli milionaria” di Nino Rota, su libretto di De Filippo. Non dimenticherò mai quei felicissimi 2 km che percorrevo a piedi ogni mattina per raggiungere il teatro del Giglio di Lucca, borsa in spalla ed emozione grande di poter salire finalmente su un palco d’opera. Mi auguro realmente che tutto possa riprendere quanto prima, e che ognuno di noi possa tornare a percorrere quei passi felici che li portano a ciò che più amano fare nella vita”.

Nel tuo passato anche una presenza fissa come presentatrice ad un programma di tifosi del Napoli su Canale 21. che ricordi hai?

“Ho ricordi abbastanza felici del periodo in cui frequentavo le diverse tv locali. Non solo Canale 21, ma anche altri canali (Tele A, Canale 8, KissKiss tv, Canale 9 ed altri) Ma è stato un periodo di passaggio, che indubbiamente mi è servito molto, soprattutto da un punto di vista di crescita personale. Non è stato sempre facile fare parte del mondo della televisione in generale, ci sono stati momenti di alti e bassi, perché, purtroppo, non sempre vengono riconosciuti i meriti, ma molto spesso ho visto passarmi avanti chi meriti ne aveva ben pochi, o di “altra natura”. Ma l’ esperienza televisiva più bella che io abbia fatto indubbiamente è stata a Canale 9. Lì ho incontrato persone di grande levatura culturale e morale, ho trovato un ambiente estremamente professionale, e sono tutt’ora legata ed in contatto con molti dei professionisti di quel canale, e non escludo che in futuro possano esserci ulteriori collaborazioni”.

Lo chiediamo a tutti: la pizza preferita da Mariachiara?

“C’è un dettaglio importante che devo svelarvi prima di rispondere, anzi due: sono vegana, e la pizza non è tra i miei piatti preferiti. Quindi diciamo che la mia piazza preferita è semplicemente una che non contenga animali o derivati. C’è troppa sofferenza perché io ne sia la diretta causa per poveri esseri viventi senza voce. In ogni caso quella che più spesso ordino è la focaccia con i friarielli. Adoro i friarielli. Ma alla pizza preferisco di gran lunga la pasta”.

Dario De Simone