Il medico irpino a Milano: “La pandemia sia un’occasione per migliorare l’alimentazione; ne usciremo più tecnologici”

Se per i ristoratori è stata un’annata nerissima, il pensiero di molti deve necessariamente a chi è stato più direttamente coinvolto nell’emergenza sanitaria. I medici, il personale sanitario e affini. Molti tra i più affermati professionisti del Nord Italia sono originari del Sud e della Campania.

Antonello Forgione, 49 anni, avellinese, insegna le nuove tecniche chirurgiche ai medici che si avvicinano a questa branca della scienza. Si è laureato nel 1996 a Napoli per poi intraprendere una carriera internazionale focalizzata sulla Chirurgia dell’apparato digerente tra Francia e Germania per poi approdare a Milano dove è diventato direttore scientifico dell’AIMS Academy con sede all’ospedale di Niguarda.
Nel 2016 ha ricevuto al Quirinale il prestigioso Premio Leonardo grazie ai risultati raggiunti con la società ValueBioTech. Forgione è un luminare abituato a parlare a tanti convegni internazionali in Europa e in Asia (Taiwan), ma resta pur sempre un medico che come altri è stato coinvolto nel clima emergenziale degli ultimi 15 mesi.

Come sta vivendo quest’anno così difficile un medico ospedaliero?
“Con molta abnegazione alla missione per la quale ha fatto una scelta di vita: curare e aiutare il prossimo anche mettendo a proprio rischio e pericolo la propria vita”.

Crede che avremo conseguenze gravi sul medio e lungo termine per la quantità di visite e interventi rinviati nel corso degli ultimi 12 mesi anche per paura dei pazienti?
“Purtroppo sì. Stiamo osservando tanti pazienti affetti da tumori in stadio avanzato , talvolta anche metastatici a causa del ritardo nella esecuzione di esami diagnostici. Questo è accaduto soprattutto perché tanti pazienti hanno avuto paura di rivolgersi in ospedale a causa del Covid. Inoltre ci sono altri pazienti anche con patologie chirurgiche non neoplastiche che stanno soffrendo moltissimo a causa del rimandarsi degli interventi programmati”.

Lei ha una grande esperienza nel campo della gastroenterologia: quanto incide la cattiva alimentazione sull’insorgere di patologie all’apparato digerente?
“L’alimentazione corretta e sana è fondamentale per il benessere della persona. E la qualità del cibo è fondamentale per mantenere il corpo in buone condizioni per consentire una vita attiva e una buona qualità di vita. Dieta variegata, bilanciata e con la corretta quantità di calorie unita alla adeguata idratazione e all’assunzione di fibre sono elementi imprescindibili. Consiglio di ridurre al massimo i cibi da trasformazione industriale che contengono alte quantità di additivi e conservanti assolutamente innaturali”.

La chirurgia si avvale di tecnologie sempre più evolute che puntano anche ad una riduzione dell’impatto sul paziente: l’evento pandemico porterà ad un ulteriore progresso?
“La pandemia ha posto una attenzione ed un accento importantissimo e ben evidente a tutta l’opinione pubblica di quanto sia importante la sanità, il ruolo fondamentale dei medici e degli infermieri, della tecnologia biomedicale. Le persone hanno apprezzato mai come prima come un ventilatore meccanico piuttosto che una Tac possano salvare vite umane. La popolazione ha capito il valore della ricerca fondamentale nell’ambito delle biotecnologie che prima del virus erano sostanzialmente sconosciute ai più. Anche per i medici la pandemia ha rappresentato un elemento di ulteriore spinta verso le nuove tecnologie soprattutto quella della videocomunicazione con i pazienti ed i colleghi in giro per il mondo. Sicuramente questo rappresenta un buon passo avanti verso la digitalizzazione della sanità”.

Parliamo di cibo: quale piatto della cucina irpina apprezza particolarmente?
“Fusilli e orecchiette al tegamino, tagliatelle ai funghi o tartufo, le nostre ottime carni da allevamenti all’aperto, i formaggi delle nostre montagne, i salumi artigianali, i nostri ottimi vini Taurasi, Fiano e Tufo. Poi da buon campano doc per me la regina assoluta della tavola è la pizza napoletana, quella vera!”.

A proposito di vini e cibo: l’Irpinia non è grande ma è ricca e variegata
“Ricordo sempre quando un giorno nel prendere un volo intercontinentale dall’aeroporto di Francoforte ebbi modo di acquistare al Duty Free un vino irpino per un collega asiatico. Fu davvero una bella sorpresa. Quella volta mi sono sentito orgogliosissimo. Per quanto riguarda invece i cibi, l’Irpinia non è nota per i piatti ma per le materie prime. I nostri formaggi, su tutti il Caciocavallo Podolico, le castagne di Serino, i Tartufi di Montella e Baiano sono famosi”

Lo chiediamo a tutti: la pizza preferita dal dottor Forgione?
“La Capricciosa. Se abbiamo finito, vorrei aggiungere una cosa… Forza Lupi!”

Dario De Simone