Max Viggiani, l’amore per la radio, per il Napoli e per il cibo: “Ma in cucina sono un disastro!”

E’ una delle colonne partenopee di Rtl 102.5 , voce del mattino insieme con Barbara Sala nel weekend del principale network radiofonico nazionale. Max Viggiani si appresta a festeggiare i 50 anni ma la voce resta quella di una volta. E’ tra le più conosciute e autorevoli del panorama radiofonico anche grazie ad un percorso che l’ha visto transitare per varie emittenti locali fino all’approdo al gruppo KissKiss negli anni d’oro del Napoli di cui è tifosissimo.Tra le sue passioni ci sono però anche la buona musica, in particolare quella afro-americana, e la buona cucina. Ma in cima alle passioni c’è ovviamente il mezzo radiofonico.

Sei un veterano della radio: come è cambiata in questi ultimi due decenni?

“Tantissimo o forse per niente. La tecnologia ha permesso di sviluppare tante situazioni impensabili fino a pochi anni fa. Anche in questi mesi abbiamo visto il futuro: le app, la rete mobile, la possibilità di trasmettere ad alta qualità da tutto il mondo sono elementi fondamentali. Dall’altro lato però la radio non è cambiata per nulla: è rimasta la stessa che dava le notizie ai nostri nonni tanti anni fa; funziona allo stesso modo e non teme la concorrenza dei network televisivi perché è più semplice e prevede un dispendio economico meno importante. La radio non morirà mai, resta il mezzo più immediato, il mezzo migliore per dare emozioni, notizie, tenere compagnia. Questo non vuol dire che televisione e periodici o quotidiani non siano importanti. Sono contento di aver speso gran parte della mia vita a fare radio”.

Max e le creazioni pasquali di “Ciccio Pizza”

Come stai vivendo a livello personale e lavorativo quest’anno così difficile?

“Sarebbe necessaria un’ora per spiegare. Credo di averlo vissuto come tutti gli altri, con la speranza che passasse presto e rispettando le principali norme di sicurezza limitando i contatti, tentando di sensibilizzare anche gli altri. Il mio mestiere mi ha dato l’opportunità di conoscere tutti i volti di questa tragedia e l’ho vissuta in maniera molto intensa. Raccontare morti e ospedalizzati non è stato facile, è stato impegnativo e mi ha segnato. Non sono cose che dimenticheremo”.

Tra le vittime principali dell’emergenza c’è il settore della ristorazione: questo non ha impedito di gustare tanti prodotti pasquali.

“Un settore messo in ginocchio come l’industria del divertimento e del turismo. La ristorazione ha potuto trovare forme ulteriori per restare a galla. Ne parlavo con il mio amico Gatto Panceri e ci manca molto organizzare una bella serata davanti ad un bicchiere di vino in trattoria o in taverna. Credo che alla fine di tutto questo apprezzeremo molto di più la convivialità che non valutavamo e consideravamo abbastanza. Spero presto che potremo riassaporare anche questo aspetto oltre agli ottimi prodotti della cucina italiana. In molte città si è riscoperto il gusto di preparare qualcosa di nuovo, in particolare l’hanno fatto quelli che sono bravi ai fornelli. Pasqua è stata un’occasione importante tra pastiera, casatiello e altre cose che soprattutto per i napoletani sono importantissime. Tanti ristoranti rimasti chiusi hanno avuto la possibilità dell’asporto o della consegna a casa: è stato un modo per tenere alto il morale durante la Pasqua”.

Hai spesso condotto eventi in presenza da località rinomate: quanto manca tutto questo anche a livello mentale?

“Manca a me e manca a tutti. Un evento in presenza è un’altra cosa, essere sul palco e sentire l’attenzione e l’affetto della gente è una sensazione speciale. Non voglio fare il romantico, ma il calore della gente non può darlo il monitor o lo schermo dello smartphone. La tecnologia è affascinante, ma sul piano personale credo che la presenza delle persone sia determinante. E’ fondamentale percepire la gente mentre ti guarda perché ti responsabilizza; lo spettatore è un utente immediato che merita rispetto e considerazione. A questo cambiamento epocale non eravamo pronti e nemmeno lo volevamo”.

Parliamo di calcio. Quanto ha inciso l’assenza del pubblico sulle prestazioni del Napoli di Gattuso?

“Il fattore è stato importante e negativo. All’ex San Paolo, attuale Diego Armando Maradona, i giocatori hanno la forza del dodicesimo uomo che trascina la squadra. Chi è stato sugli spalti per tifo o in campo per motivi professionali sa di cosa parlo, di quel carisma del tifo napoletano. Non avere la gente a tifare è stato un grosso limite anche perché i nostri giocatori sono forti tecnicamente ma bisognosi di un incentivo per rendere ancora di più. Non diventi però un limite nell’analizzare il Napoli di questa stagione. Nessuno ha avuto il pubblico, chi ha reso peggio non ha fatto quel che doveva. Forse a Napoli il tifo vale di più, anzi sicuramente vale come in poche altre città del mondo”.

Max Viggiani e Barbara Sala negli studi di RTL 102.5

In queste settimane abbiamo celebrato il 30° anniversario dell’ultimo gol di Maradona con la maglia del Napoli. L’evento di fine 2020 è stato senza dubbio l’addio a Diego. Cosa è cambiato nel cuore di un napoletano?

“Tutti i napoletani che hanno vissuto di persona o attraverso giornali, radio e tv la vita di Maradona sono stati segnati. Maradona è Maradona. Non si può dire cosa sia cambiato nel cuore di un napoletano: Diego vi resterà per sempre, è nel cuore di tutti. Noi abbiamo un ricordo ancor più bello. Il modo migliore per tenerlo lì e tramandarlo a figli e nipoti è continuare a raccontare ciò che ha fatto sul campo e soprattutto le gioie che ha dato a Napoli. Dobbiamo raccontare la sua classe ma anche la sua genuinità. E quanto accaduto fuori dal campo non ci deve interessare; chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Parliamo di cucina: come te la cavi ai fornelli?

“Sono un disastro. Mi piace molto vedere gli altri che cucinano e mangiare quel che cucinano. Non sono un bravo cuoco, forse perché non ho mai avuto il tempo di provare a cimentarmi”.

Lo chiediamo a tutti: la tua pizza preferita?

“Di sicuro la quattro formaggi. Sono un grande appassionato di formaggi e di abbinamenti legati ad essi. Poi è chiaro che mi piacciono tutte le pizze dalla Margherita alla Marinara passando per wrustel e patate. Diciamo che mi piacciono le cose piene di olio e di grassi: una quattro formaggi mi mette di buon umore”.

Dario De Simone