Caprizza ha conquistato Cagliari in tre settimane: “La nuova normalità sarà come la vecchia, a base di pizza classica e tanti fritti”

Avevano aperto il 5 marzo in coincidenza con l’esordio della “zona bianca” in Sardegna. Coraggio, spregiudicatezza, fiducia. Poi il nuovo stop imposto dal contestato decreto del Governo Draghi che cancella la “zona gialla”. Ma “Caprizza” nelle tre settimane di aperture senza particolari limiti ha già conquistato Cagliari.Grazie ai prodotti Dop, a quelli tipici della tradizione campana e alla qualità del personale, la pizzeria è già diventata un punto di riferimento, anche grazie alla posizione strategica: sotto i portici della centralissima via Roma. Ad affiancare Fulvio Falchi ci sono Giacomo, Antimo, Umberto, Sophien e altri… Una squadra che ha già vinto ed è pronta a tornare in campo per vincere ancora, pur restando il locale aperto per l’asporto senza alcun limite.

Fulvio, avete aperto in un momento delicato per tutta la ristorazione: c’è voluto coraggio?

“Coraggio. Perché la ristorazione è stata colpita ovunque, ma noi abbiamo avuto questa fortuna della zona bianca e siamo riusciti ad aprire. Era un anno che aspettavamo. Abbiamo colto l’occasione”.

Come è nata l’idea di questo locale?

“Con i soci Angelo Scarpato e Marco Trepiccione. Caprizza è Capri più pizza, due cose molto note della nostra terra. Abbiamo aggiunto la friggitoria. Inoltre devo dire che Cagliari assomiglia molto alla nostra terra e la Sardegna è un’isola vitale. Ci piace il loro modo di vivere”.

E come hanno risposto i sardi, i più fortunati perché siete stati in “zona bianca”?

“Bene. C’è stata una buona risposta sia per la pizza che i fritti, quelli che i nostri Giacomo e Antimo preparano tutti i giorni. Quindi apprezzano crocché, frittatina di bucatini, i fiori di zucca, panzarotto e arancino napoletano e siciliano, nonché la mozzarella in carrozza. Facciamo anche pizze integrali, una cosa molto richiesta e molto cool; siamo gli unici d’Italia che hanno una camera di fermentazione”.

Siete privilegiati privilegiati nella divisione in fasce, ma la categoria si sente bersagliata dai continui provvedimenti restrittivi?

“Ad oggi purtroppo vedo le città messe molto male, da Milano a Napoli. Io spero che la campagna vaccinale possa portarci alla normalità al più presto. Ma non solo per gli imprenditori, anche per tutti i cittadini. Ognuno è toccato da questa crisi. Anche nelle tre settimane di zona bianca in Sardegna c’è stato il coprifuoco alle 23, mentre noi ristoratori premevamo per la mezzanotte. I sardi sono scettici e hanno ancora un po’ di paura. Non siamo tornati alla piena libertà, bisogna ancora rapportarci con i clienti con la mascherina. C’è un muro tra noi e i clienti, manca il contatto umano”.

E cosa prevedi nel prossimo futuro?

“Io credo che appena finito ci sarà un boom economico tipo gli anni ’90; la nuova normalità sarà una vecchia normalità con prudenza, almeno per un po’. Non ho dubbi e lo auspico davvero”.

Qual è il prodotto che se vengo lì mi dici “Dario, non puoi non provarlo”?

“La classica Margherita, la Marinara e la pizza fritta. Le cose nostre, restiamo sul classico che ci ha dato il riconoscimento di patrimonio Unesco. E’ stato uno sforzo comune, una grande impresa di tutti”.

E da napoletano doc cosa pensi delle pizze gourmet, addirittura fatte con la frutta?

“Per me è paranormale! Io credo che la pizza napoletana sia quella che è nata secoli fa. E così resterà anche tra 100 anni. Finché si fa il gourmet con salmone e la tartare ok, ma l’ananas no. L’ananas mi fa piangere il cuore”.

E la pizza preferita da Fulvio?

“La mia è la Margherita. Magari saltuariamente un classico ripieno fatto al forno con salame napoletano, ricotta o mozzarella, ma se la dieta lo permette”.

Dario De Simone