Cuccà, un po’ di Napoli nel cuore della “Milano che conta”

Hanno aperto nel 2016 e l’hanno fatto in grande, nel cuore della Vecchia Milano. Giuseppe e il fratello Vincenzo hanno esportato la loro arte da Napoli fino a Milano inaugurando Cuccà, in via Meravigli, a due passi da Piazza Affari. Da quelle parti è passato pure Carlo Cracco, re degli chef.Sono, anzi erano (perché lo smart working sta pensando non poco), un punto di riferimento per le pause pranzo nel quartiere ma anche per tanti turisti. Giuseppe spera che possano tornare tempi migliori.

Quando avete aperto e come è venuta l’idea di aprire questo luogo?

“Nel 2016 siamo venuti a Milano dai Quartieri Spagnoli con l’idea di cambiare vita. Volevamo fare qualcosa in più. Milano è una città dove il business si può sviluppare in maniera notevole rispetto a Napoli. Abbiamo fatto caffetteria e ristorazione campane, dalle brioches con crema alle sfogliatelle e naturalmente la pastiera, tentando di restare fedeli alla tradizione”.

Vi trovate in una delle zone più rinomate di Milano: chi sono i vostri clienti?

“Siamo in un quartiere centrale, in Zona 1, dove c’era la vera Milano. Quindi i meneghini e i lavoratori degli uffici del centro sono i nostri principali clienti”.

A proposito di uffici, quanto influisce o ha influito lo smart working diffuso?

“Tanto. Pesa tanto. Diciamo la verità: siamo devastati da questa crisi pandemica ed economica”.

Vi sentite un po’ bersagliati da questi provvedimenti restrittivi ?

“E’ normale che ci sentiamo bersagliati. Già stare aperti solo a pranzo e non la sera ci penalizza. Sono penalizzate tante attività economiche ma la nostra categoria più di tutte le altre perché già subiamo dall’inizio gli effetti dello smart working e del turismo che non c’è. Il 2020 ha fatto registrare tra il -70 e il -80%, se continua così falliranno tutti”.

Qual è la vostra specialità che se vengo lì mi dici “Dario, non puoi non provarla”?

“Il nostro caffè e il nostro babà che sono i due prodotti chiave. Per quanto riguarda poi il food il nostro spaghettino con pasta di gragnano e pomodorino del Vesuvio. Siamo molti attenti alle materie prime, privilegiamo la qualità anche se il costo è un po’ superiore”.

Lo chiediamo a tutti i nostri compaesani: quale la pizza preferita da Giuseppe?

“La Margherita ombra con provola e pepe, un classico. Ben venga l’innovazione, ben venga tutto, ma non bisogna stravolgere i gusti”.

[DADES]