Colmayer, la patria dei “Via col vento”: “Il successo? Frutto della semplicità”

E’ la patria del “Via col Vento“. Che non è un film, ma un celebre dolce conosciuto da tantissimi napoletani e non. La pasticceria Colmayer, a due passi da Piazza Carlo III, va orgogliosa di questa creazione. Ne è passato di tempo da quando nei laboratori venivano sfornati quei piccoli taralli di pasta soffice con zucchero a velo; col successo sono arrivate le numerose varianti per soddisfare tutti i palati, ma alla base c’è sempre la semplicità.

All’incrocio tra via Pietro Giannone e via Sant’Attanasio è esposto uno di questi dolci a ricordare che proprio di fronte c’è il “covo” di Pasquale Colmayer dove questa prelibatezza viene prodotta dalla fine degli anni ’90.

Oltre 30 anni di gloriosa storia: qual è il segreto?

“Credo che l’umiltà sia alla base di tutto; stare coi piedi per terra è fondamentale davanti al successo, il segreto è il lavoro, la cura per realizzare i prodotti migliori. Siamo in una zona popolare, un quartiere non aperto al resto della città e non abbiamo un negozio fronte strada principale”.

Di solito chiediamo la specialità di un locale. In questo caso è un po’ scontato. E allora chiediamo: perché il “Via col Vento” ha avuto ed ha tanto successo?

“Il Via col Vento ha avuto successo per la sua semplicità. E’ tutto racchiuso in quella ciambellina. Piace ai bambini che saranno i grandi di domani. Ecco, quando un dolce piace ai bimbi ha un futuro. Comunque piace anche ai grandi perché è leggero e senza tantissimi zuccheri. La semplicità è la chiave del successo”

Molte attività sono state fortemente penalizzate dalle misure anti-Covid: a voi come è andata negli ultimi mesi? L’asporto è stato sufficiente per la sopravvivenza delle pasticcerie?

“Abbiamo fatto 70 giorni di chiusura, siamo stati fortemente penalizzati. Abbiamo riaperto solo con consegne e asporto per il primo periodo. Ci siamo dati tutti da fare, anche per fare consegne autonomamente. Ci siamo rimboccati le maniche. Per fortuna è andata benino, pur perdendo qualcosa come tutti, ma comunque non è stato un disastro. Abbiamo un prodotto molto richiesto quindi abbiamo avuto un vantaggio rispetto ad altri perché le persone sono fidelizzate e ci conoscono. Abbiamo portato nelle loro case qualcosa che loro già conoscevano. Ci riteniamo fortunati perché abbiamo perso poco rispetto agli altri. Diversamente è andata per la nostra sala per ricevimenti: abbiamo perso 300 feste in un anno di chiusura. Però ho la netta impressione che la crisi sia quasi passata, credo che siamo verso la coda di questo sconvolgimento”.

Per le varie ricorrenze avete predisposto i “box”: al cliente piacciono i regali già composti un po’ “chiavi in mano”?

“Da qualche anno ci siamo inventati questa formula. I box preimpostati hanno avuto successo alla Festa della Mamma, a San Valentino, Natale e Pasqua. La scatola di San Valentino di quest’anno piace molto. I social sono la vetrina per queste cose e ampliano le possibilità di mostrarla online”.

L’evento di fine 2020 è stato senz’altro la scomparsa di Maradona a cui avete reso omaggio: qual è stata la prima reazione?

“E’ vero: un evento che ha chiuso un 2020 già amaro. Ci sono rimasti male i miei figli che non l’hanno conosciuto. Ma io che l’ho visto ho sofferto tanto, è stata una cosa orribile, una cosa tragica. Io in quella giornata ho comprato bandiere e le ho regalate a tutti gli abitanti del mio parco. Abbiamo salutato così il grande Diego. Per noi era una persona di famiglia, abbiamo perso un parente. E’ stata la botta finale del 2020. Non l’unica perché abbiamo perso Gigi Proietti e Stefano D’Orazio”.

Lo chiediamo a tutti: la pizza preferita di Pasquale?

“La Margherita sicuramente. Ora si fanno pizze più particolari, lo so bene; però sinceramente la Margherita resta la più semplice e la più buona”.

Dario De Simone