Il pane arabo Khobez, che in tanti mangiamo, si fa a Milano e parla napoletano

Questa è una storia esemplare della globalizzazione, ma anche di quanto il Mediterraneo sia la cerniera dell’integrazione e di quanto Napoli ne sia la Capitale naturale, anche 160 anni dopo la fine ufficiale del Regno delle Due Sicilie.
E’ una storia che nasce e cresce 18 anni fa a Milano, ma con un retroterra culturale che aveva fatto tappe a Napoli e in Siria. Riccardo Al Nasser, figlio di un immigrato siriano, è cresciuto a Napoli, parla come un manager uscito dalla Bocconi ed è il CEO di Pane Giada, azienda di Opera (Milano) che produce il famoso pane Khobez tipicamente mediorientale. Il papà Nasser aveva trasformato nel 2002 una piccola produzione artigianale destinata ai mercati etnici in una vera e propria realtà industriale. Il prodotto, che costa 1 euro e 50 centesimi al chilo, si trova in gran parte dei supermercati italiani. Non è stato però un anno facile.

Quanto ha colpito la crisi anche in settori come il vostro ?

“In modo veramente pesante. Ha colpito in modo indiretto e va capito bene: prima una persona acquistava 100 grammi di prosciutto e un panino, ora prende 3 panini e 50 grammi di prosciutto. Per noi sembra un fatto positivo, ma c’è il rovescio della medaglia: le imprese della Grande distribuzione, alle quali noi vendiamo, hanno ridotto le varianti dei prodotti. Alcuni sono stati accantonati in favore della michetta, della baguette e dei prodotti più comuni. Inoltre noi non abbiamo avuto sovvenzioni perché siamo rimasti sempre aperti. E i 600 euro per le partite iva sono una goccia nel lago”.

Come spiegare ad un profano il vostro prodotto?

“Il pane mediterraneo Khobez è sostanzialmente una piadina romagnola non riscaldata. Lo vendono in Trenitalia come fagottino, è già precotto e con una durata di 20 giorni. Noi produciamo la pita tipica della Grecia ma che non tutti sanno avere una origine ebraica prima di essere portata nel mondo arabo”.

Chi sono i vostri clienti finali?

“Il cosiddetto mondo etnico. L’obiettivo è dare a chi è fuori dal proprio territorio una sensazione di casa. Con la globalizzazione questi prodotti spopolano; si consideri che in Europa ci sono circa 90 milioni di persone di origine araba, molte delle quali profondamente legate alle loro tradizioni. Molti sono qui non per scelta, si pensi a quelli provenienti dalla Siria che vive la guerra da anni e che spero di visitare un giorno”.

Siete nella grande distribuzione, ma avete mai pensato di puntare sul commercio al dettaglio?

“Sì, ma tutte le valutazioni di carattere economico lo sconsigliano. Il mio prodotto costa meno del trasporto: se un cartone di pane costa 5 euro e il trasporto 7 non ha senso, non riusciamo a fare concorrenza”.

[DADES]