Il ristoratore napoletano a Londra: “Dopo il Covid ci ammazzerà la Brexit, prezzi aumentati già del 20%!”

Gestisce da anni un ristorante dal nome semplice e dal gusto unico nel cuore di Londra. L’ha difeso, a suon di consensi di popolo, anche quando volevano allargare il cinema poco distante. Pasquale Ruocco vive nella capitale britannica da 45 anni ma resta napoletano dentro, con orgoglio. E “Da Maria” è soprannominato un angolo di Napoli a Notting Hill, il quartiere reso celebre da un film di successo di fine anni ’90 con Hugh Grant e Julia Roberts. Si trova non lontano da Kensington, la zona che ha dato nome ad un altro film con Enrico Brignano che raccontava con ironia le vicende dei numerosissimi italiani emigrati a Londra.
E’ una Londra diversa quella che ci racconta Pasquale; e non è solo colpa dell’emergenza sanitaria. Ai timori per i rinvii delle riaperture di negozi e ristoranti, in una città interessata pesantemente dalla terza ondata di Covid-19, si sommano quelli per gli effetti di medio periodo della Brexit appena attuata.

Qual è la reale situazione lì a Londra?

“Da testimone oculare posso dire che i negozi sono tutti chiusi, tranne quelli di prima necessità mentre le banche operano per poche ore al giorno. I ristoranti possono fare asporto, ma noi facciamo davvero poco, e delivery. La gente è rintanata in casa tranne che per fare la spesa, un po’ come in primavera. Ci sono molti controlli sugli assembramenti. Noi speriamo che presto si possa riaprire almeno al 50%”.

In Italia si parla molto di mancati ristori: lì sono arrivati?

“All’inizio sono arrivati ristori in base a quello che pagavamo come tasse, così come la cassa integrazione dell’80% che però qui arriva puntuale ogni mese. Bisogna dire che in UK sono seri e precisi anche nei rimborsi dell’equivalente dell’Iva. Abbiamo una burocrazia più veloce”.

Come state vivendo la Brexit e come la vivono i ragazzi italiani emigrati recentemente?

“Ecco, il problema è proprio di questi ragazzi che sono indecisi sul da farsi. Potrebbero tentare di avere la residenza in Inghilterra o andare via. Per chi si trova qui da tanto tempo non cambia nulla perché si sono tutti registrati. La verità è che la Brexit ha dato una batosta tremenda al mercato inglese. Negli ultimi due mesi è aumentato tutto del 20%, oltre al fatto che l’importazione di merci è diventata complicata. Non riusciamo a capire quanto dobbiamo pagare per le importazioni e ci sono blocchi e controlli con conseguenti ritardi nei trasporti. La settimana scorsa gli inglesi hanno fatto una protesta per l’esportazione del pesce in Europa davanti alla Camera”

Quindi è una cosa reciproca?

“Sì, l’accordo di libero commercio c’è, ma ogni giorno cambia qualche regola. I tabaccai in una settimana hanno portato un pacchetto di sigarette da 9 sterline e 50 a 11 e 50. E lo stesso accade nei supermercati: si era partiti dal 5%, ora siamo al 20% in più. Il popolo se l’aspettava ma non in questa misura. E non parlo solo dei prodotti di importazione. C’è la paura di un calo delle importazioni perché viene quasi tutto dall’Europa, per grandissima parte dall’Italia. Io per esempio importo il mio vino e la mia birra La Sirena che da un anno viene fatta vicino Napoli ed è artigianale. Ora siamo bloccati”.

Vi trovate in un Paese dove la cucina locale non è di livello eccellente: come viene vista invece la cucina italiana e napoletana?

“La cucina italiana è la numero 1, la napoletana ha quel qualcosa in più perché la facciamo in pochi. La pizza delle pizzerie italiane va avanti perché si presta molto all’asporto, quindi non si ferma mai. Certo è meglio prenderla seduti con una bella birra. La cucina nostrana è forte: gli spaghetti Bologna, la carbonara e i cannelloni piacciono sempre”.

E qual è il piatto forte Da Maria?

“Sasicce e friarielli napoletani. Gli inglesi vanno pazzi. Italian sausages and friarielli, dicono. E poi la pasta e fagioli. La inserimmo come piatto speciale, ma abbiamo dovuto metterla sul menù e farla sempre perché ce la chiedevano in tanti. Forse erano abituati in Italia a mangiare quella brodosa che si fa da Roma in su… La nostra è un’altra cosa. E poi c’è la pasta e patate con la provola che pure piace tanto”.

In che periodo è migliorata la qualità della pizza napoletana a Londra?

“Una ventina d’anni fa è iniziato tutto. Ci furono gli americani e gli indiani che si misero a fare quella più doppia mentre molti la facevano sottile. Poi nell’ultimo decennio c’è stata una emigrazione di giovani napoletani che hanno iniziato ad aprire locali e si è arrivati a mangiare una pizza veramente buona. E’ cambiato tutto rispetto ai Pizza Express che sono nati 50 anni fa e ora sono un’industria, ma è appunto roba industriale”.

E il Napoli lì lo vedete?

“Sempre! Mi sono intossicato per la Supercoppa d’Italia, ma pazienza; noi vinciamo le coppe buone e lasciamo ad altri quelle meno buone. Venivano a vedere la partita in tv tanti napoletani e l’augurio è che possano tornare presto. Intanto ci riguardiamo i video fatti nel locale durante le partite e pubblicati sul nostro canale Youtube“.

Dario De Simone