Pizza e pasta e fagioli in mezzo ai vulcani andini: Napoli domina pure in Perù

E’ possibile trovare una buona cucina napoletana in Sud America? Ovviamente sì. Perché i napoletani sono ovunque e con loro la buona tavola non è mai una chimera mangiare bene, a qualsiasi latitudine. Si chiama Peruita ed è uno dei ristoranti italiani più famosi del Perù.
Fulvio De Marco, napoletano del Rione Luzzatti, l’ha aperto nel 2013 ad Arequipa, la seconda e più ricca città del Paese Andino. Una ventina di tavoli a sera, musica italiana in sottofondo grazie allo streaming di Radio KissKiss Italia per creare una atmosfera perfetta che faccia sentire tutti nel Bel Paese tra cibo, vino rosso e melodie nostrane.
L’emergenza Covid ha colpito duro anche lì. E ora la preoccupazione sta crescendo di nuovo per la terza ondata in arrivo dopo la prima di maggio e la seconda di agosto. Le misure di contenimento sono però molto più blande di quelle italiane ed europee; da qualche giorno il cosiddetto coprifuoco è stato anticipato dalle 23 alle 21 e il ristorante chiude alle 20.30. Ai locali è stato chiesto di mettere in pratica una serie di misure di sicurezza, ma dopo maggio non sono più rimasti chiusi.
Fulvio non si scoraggia, forte della sua cucina, della sua squadra di quattro persone e del radicamento sul territorio di Arequipa. Del resto nel logo del locale si vede chiaramente un ciuccio battagliero che ricorda a tratti uno dei primi stemmi del Napoli Calcio quando gli azzurri giocavano proprio allo stadio Giorgio Ascarelli del Rione Luzzatti.

Quando e come è venuta l’idea?

“Quando venni ad Arequipa mancava qualcuno che facesse cucina italiana. Allora non solo ho deciso di farla io, mi sono orientato su una cucina campana”.

Ed è stata una scelta vincente.

“Sì. Per questo si chiama sabor napoletano. Facciamo i piatti tipici napoletani, pasta e fagioli, molte cose con le cozze e misto mare”.

E qual è il piatto più apprezzato?

“Pasta e fagioli e penne all’arrabbiata. Qui piace il piccante”.

E chi sono i vostri clienti?

“Abbiamo una clientela di livello medioalto, soprattutto gente che lavora negli uffici, avvocati, dentisti, dottori. Vengono qui soprattutto per la bella atmosfera tra musica e cibo che abbiamo creato. Apprezzano la cucina e il vino: quelli cileni sono in concorrenza con i nostri vini rossi italiani”.

Si dice che i peruviani siano gli italiani delle Americhe per via delle loro capacità in cucina: è davvero così?

“Non tutto quello che si dice è vero, però è sicuro che la cucina peruviana sia la migliore dell’America Latina, Sono ovviamente gusti diversi e ci sono molti più grassi”.

Come si vive a quota 2.300 metri? All’inizio è stato difficile?

“Dipende dalle persone. Qualcuno ha difficoltà iniziali, bisogna stare attenti a fare attività sportiva. All’inizio è dura. Correre qui è complicato all’inizio; rispetto alla popolazione locale io mi affatico prima perché non sono cresciuto qui”.

Uno dei peruviani più famosi del mondo, il tenore Juan Diego Florez, disse in un’intervista che un peruviano cresceva con la musica come solo i napoletani possono capire: c’è davvero una similitudine musicale e culturale?

“Sì, perché qua si fa tutto con musica, c’è una impressionante assonanza tra la nostra musica neomelodica e la cumbia, una cosa intermedia tra salsa e neomelodico napoletano”.

Intanto avete due vulcani sullo sfondo per non sentirvi soli…

“Veramente è una catena con 8 o 9 vulcani. Uno è attivo, due sono estinti, sono a pochi chilometri da Arequipa. E’ pieno di vulcani qui”.

E il Napoli lo guardate in Perù?

“Certo. Seguiamo molto il calcio italiano e spagnolo. Qualcuno chiede di vedere calcio inglese. E c’è la foto di Maradona a vegliare su di noi”.

Lo chiediamo a tutti: la pizza preferita di Fulvio?

“Salsicce e friarielli mi piace tanto. Le salsicce le faccio io. E poi mi piace la margherita che è semplice”.

Cosa pensa un napoletano di queste derive gourmet che addirittura portano a mettere la frutta sulla pizza?

“Non sono d’accordo. Bisogna mantenere la tradizione. Noi ne facciamo una con mela verde, ma io la accompagno con queso azul che è un lontano parente del gorgonzola. E’ l’unica però perché qui roba strana non ne facciamo. Si mantiene una linea classica”.

Dario De Simone