“Mi vaccino per amore per il lavoro e per le persone care”, storia di Salvatore che ama Napoli e il calzone

Ha 30 anni, nato e cresciuto a Portici e fa parte della folta truppa di campani emigrati in Lombardia per lavorare nel settore sanitario. Salvatore Cozzolino Di Tuccio è da poco uscito dall’incubo Covid che l’ha costretto a stare lontano dal lavoro per qualche settimana nello scorso autunno.
Studi a Napoli, poi il trasferimento in Lombardia e precisamente a Paderno Dugnano. E’ uno dei “famosi” lavoratori delle RSA delle quali in Lombardia si è tanto parlato durante la prima ondata dell’epidemia quando erano in primissima linea. Lo spirito di servizio prevale sui timori e sulle legittime paure.

Che momento è per chi lavora in ambienti delicati come il tuo?
“È un momento molto difficile e di profondo stress psicofisico”.

Quante altre persone che conosci, tra chi fa il tuo stesso mestiere o simili, si sono contagiate?
“Molte persone, soprattutto nelle strutture residenziali per anziani , ma anche colleghi che svolgono attività domiciliare”.

Essendo molto giovane, ma in un settore delicato, quanto pensi di aspettare per il famoso vaccino? E lo farai senza esitazioni o paure?
“Mi sarei aspettato più tempo per il vaccino , in quanto si parlava anche di una mutazione del gene. Ho appena fatto il vaccino lo scorso venerdì, ma ad essere sincero non sono molto convinto, sia per la reazione che potrebbe avere sia sulla sua efficacia, ma per amore per il mio lavoro e le persone care l’ho fatto”.

Molte persone che lavorano in ospedali e RSA hanno tentato di sensibilizzare anche attraverso foto e testimonianze shock. È una cosa utile o forse si esagera?
“Penso che sia una cosa utile, in quanto molte persone, soprattutto adolescenti, sottovalutano l’importanza della mascherina e distanziamento, pensano che sia un virus banale”.

Sei sceso a casa per le vacanze natalizie?
“Purtroppo no, il dovere chiamava”.

Parliamo di cibo: la tua pizza preferita?
“Una pizza preferita non ce l’ho, ma se dovessi scegliere allora direi il calzone napoletano”.

Cosa manca di più ad un napoletano che si trasferisce in Lombardia?
“Di certo non il lavoro , anzi, ma Napoli è CASA (ci invita a scriverlo tutto maiuscolo, ndr)”.

[DADES]