La mozzarella in riva all’Oceano, il progetto di tre torresi alle Canarie

Si sono inventati la mozzarella in mezzo all’Oceano. Sono tre ragazzi torresi, non più tanto ragazzi, emigrati alle Canarie in varie fasi. Mario Oliviero è stato il “pioniere” 7 anni fa, Paolo Ciaravolo e Francesco D’Amato, tutti di Torre del Greco, si sono uniti qualche anno dopo. E insieme hanno dato vita a MozzaRey, un’attività di produzione casearia che dallo scorso settembre ha sede a Corralejo, splendida località a Nord di Fuerteventura, una delle sette Isole Canarie.

Mozzarella di bufala con latte rigorosamente campano, fior di latte, stracciatella, ricotta e burrata sono i prodotti più quotati. Insomma, in questo mondo globale si può mangiare la famosa “Zizzona” di Battipaglia (perché il latte viene da quella zona) in riva all’Oceano Atlantico. I clienti di MozzaRey sono gli spagnoli, che apprezzano la mozzarella, gli italiani che si sono trasferiti alle Canarie, i francesi che impazziscono per burrata e stracciatella.
Mario Oliviero, 45 anni, va orgoglioso del progetto almeno quanto della sua fede calcistica manifestata in tutte le foto che lo ritraggono con la maglia del Napoli.

A chi è venuta l’idea di produrre mozzarella di bufala in riva all’Oceano?

“Noi avevamo l’idea da dieci anni, la località è stata frutto del caso. L’idea era di Francesco ma speravamo di realizzarla in una grande città europea. Erano necessari tanti soldi anche per stabilirsi in una grande città. Alcuni anni dopo mi sono trasferito alle Canarie ed ho aperto un negozio di intermediazione turistica e di noleggio bici. Ci siamo poi incontrati di nuovo a Napoli e abbiamo pensato di avviare il progetto a Corralejo. Francesco è venuto a dare un’occhiata e gli è piaciuto. E così nonostante l’emergenza sanitaria stiamo producendo circa 40 kg al giorno di mozzarelle, provole, burrate e altro. Si è poi aggiunto Paolo, un altro ragazzo napoletano che era stato anche in Sardegna”.

Quanto è stato colpito l’indotto del settore ristorazione in questo 2020 di emergenza sanitaria?

“La ristorazione è stata colpita tantissimo perché Fuerteventura vive di turismo. L’assenza dei turisti ha bloccato tutto. Non basta la presenza dei pensionati che si sono trasferiti qui da Italia, Inghilterra e Germania. In estate un po’ di turismo era arrivato ed è durato fino a Natale, ma nulla di paragonabile con il passato. Però c’è un fenomeno nuovo: alcune persone che lavorano in smart working si sono spostate qui per lavorare a distanza. Purtroppo molti ristoranti non riaprono da marzo, solo i più forti stanno resistendo”.

Com’è vista la cucina napoletana lì alle Canarie?

“Una vera e propria cucina napoletana al momento non c’è, almeno come la intendiamo noi. Però ci sono varie pizzerie. Tuttavia sono pochi i napoletani veri che fanno la pizza. C’è un nipote della famiglia Salvo, mentre un altro napoletano ha aperto un locale a Caleta de Fuste. Un ragazzo di Torino fa un’ottima pizza proprio nei pressi nella nostra attività. E poi c’è un ragazzo salernitano che ha aperto un ristorante da poco e vedremo che impatto avrà. In generale la cucina italiana è ben vista: la apprezzano i canari e i turisti stranieri; siamo famosi per la nostra cucina, non devo dirlo io”.

L’evento di fine 2020 è stato senz’altro la scomparsa di Diego Armando Maradona: come l’avete vissuta?

“Piangendo, non lo nascondo. Siamo rimasti colpiti, eravamo distrutti e lo siamo ancora. Siamo tutti nati verso la metà degli anni ’70 e abbiamo avuto l’opportunità di vivere quel periodo; i nostri genitori ci hanno portato allo stadio a vedere Diego. Era uno di famiglia e l’abbiamo sempre difeso perché sapevamo che era una persona buona che ha pagato anche per aver denunciato i poteri forti calcistici e non. Non ho vergogna a dire che io e il mio socio Francesco abbiamo pianto in quel pomeriggio in cui arrivò la notizia. Per me il ricordo di Maradona è legato anche al ricordo di mio padre che ho perso 11 anni fa, era il ricordo di domeniche felici”.

Lo chiediamo a tutti: la tua pizza preferita?

“La Margherita. Sono un buon napoletano e sono contrario a queste pizze gourmet. Per me esistono Margherita, Marinara, Sasicc e friarielli e il calzone. Per valutare la pizza bisogna assaggiare la Margherita”.
Dario De Simone