“Memela”, i dolci napoletani che incantano Milano

Erano venuti in Lombardia per preparare i dolci per gli altri. Sono finiti in appena 5 anni a fare i dolci per loro. E’ la bella storia di Tommaso Ioime e di “Dolci Memela“.

Napoletano di piazza Mercato ma trasferitosi a Milano 18 anni fa, aveva aperto un laboratorio di pasticceria una decina d’anni fa in via Melchiorre Gioia. Poi si era trasferito in via La Spezia, nella zona di Romolo. Ma dopo 5 anni a preparare prelibatezze per i ristoranti milanesi, ha deciso di aprire il primo negozio per la vendita diretta al pubblico in piazza Miani, nel cuore della Barona, popolare quartiere della periferia Sud.
Le cose devono essere andate bene e a colpi di babà e sfogliatelle i negozi sono diventati tre, due anni fa con l’apertura nella via Marghera dello shopping di qualità, lo scorso giugno in piazzale Siena. Da questi negozi sono partiti i dolci consegnati al personale degli ospedali milanesi impegnati in aprile nell’arginare l’emergenza sanitaria.
Ed è in arrivo il quarto negozio a Zibido San Giacomo, comune del Parco Agricolo Sud Milano, dove già è stato aperto un laboratorio. Tommaso spera di inaugurarlo dopo Natale, magari in un clima più sereno e senza emergenza sanitaria acuta.

Sulla vostra pagina Facebook pubblicizzate molto il delivery? Quanto vi stanno salvando le consegne e l’asporto in questa seconda ondata del Covid?

“Il fatto di essere comunque aperti per l’asporto limita un po’ le consegne. Con il totale lockdown abbiamo davvero lavorato tanto con il delivery, ma perché non c’era alternativa per i clienti. Si viaggiava intorno alle centro consegne a weekend. Adesso prevale l’asporto perché la gente al massimo telefona e poi viene a ritirare i prodotti”.

Qual è il vostro dolce più apprezzato a Milano?

“Senza alcun dubbio la pastiera. E’ la regina dei dolci. Anche i più scettici la assaggiano con diffidenza, poi capiscono, impazziscono e non vi rinunciano più. E poi babà e sfogliatelle pure vanno tanto. Il prodotto napoletano va anche sul fronte dolciario”.

Si avvicina un Natale particolare: come avviene la programmazione prima ancora della preparazione dei dolci natalizi?

“Questo effettivamente è un Natale diverso, ma noi già dall’inizio di dicembre iniziamo a pianificare e a fare tutti gli acquisti di materie prime. Ci prepariamo per roccocò, raffioli, struffoli, tutti quelli che si vedono nelle pasticcerie napoletane a Natale. Compriamo tutto, poi iniziamo a fare una lavorazione con l’obiettivo di una buona produzione per l’Immacolata quando i nostri negozi faranno uscire prodotti napoletani, roccocò e cassatine fatte alla nostra maniera, i raffioli e gli struffoli in diverse dimensioni. E poi ci sarnano gli altri classici che abbiamo sempre per tutto l’anno, ma a Natale ne facciamo di più, soprattutto pastiere. Già dall’anno scorso facciamo il panettone. So bene che non è napoletano ma lo facciamo artigianale con farciture varie, colorate e con un occhio al design. Abbiamo tre negozi e un pubblico variegato composto anche da tantissimi milanesi”.

A proposito… pandoro o panettone?

“Panettone. E’ più particolare. E poi è quello che facciamo noi. L’anno scorso ho fatto frequentare un corso e hanno fatto bei panettoni con cioccolato, nutella, crema chantilly. Facciamo anche il pandoro ma io preferisco il classico come gusti, quindi panettone sfornato e fatto bene è ottimo”.

Parliamo di altro cibo: qual è la tua pizza preferita?

“A me piace la capricciosa. Perché sono un amante di carciofi, funghi e prosciutto cotto. Vado matto per questo tipo di pizza qua. Ma ovviamente deve essere fatta dai napoletani”.
[DADES]