Di Vittorio (Io Amo Milano): “Nuovo lock down forse inevitabile”

E’ un momento difficile per la città di Milano, una delle più colpite dalla crisi derivante dall’emergenza sanitaria che si ripercuote sulle attività delle quali Milano si nutre di più: il divertimento, l’aperitivo, la socializzazione e la globalità. Lo sanno bene i milanesi veri che hanno visto la città trasformarsi nel corso degli anni, anche recentemente dopo Expo 2015. Per questo c’è una pagina Facebook che sta raccontando l’emergenza dalla strada, tutti i giorni.  Io Amo Milano è nato su Facebook nel febbraio del 2010, ma è nell’ultimo anno che si è registrata una crescita impressionante in termini di popolarità e followers. Fino a toccare i 60mila likes.
Sondaggi, foto di vecchia data della Milano che non c’è più o che si è trasformata, discussioni pubbliche con tanti partecipanti. Questi gli ingredienti di un successo. Non tutti gli iscritti sono milanesi, anzi. Diversi gli emigranti, diversi anche quelli che vivono altrove e che però apprezzano i toni e le iniziative della pagina.

Negli ultimi giorni Marco Di Vittorio (nella foto con lo chef Antonino Cannavacciuolo), ideatore e fondatore di Io Amo Milano, ha preso lo smartphone e si è improvvisato giornalista di strada. Con successo. In centinaia hanno seguito le sue dirette, la più celebre delle quali nella prima serata del cosiddetto “coprifuoco” dalle 23 alle 5. Ama poco comparire in video, lo smartphone è sempre rivolto verso la strada mentre lui è in cammino.

Qual è lo stato d’animo di un milanese davanti a queste scene?

“L’impressione è che la cosa non sia ancora entrata nella mentalità, giovedì sera non era stato ancora percepito adeguatamente. Ma credo e temo che le limitazioni non cambieranno le cose più di tanto perché sopra i 30 anni a Milano se tornavano a casa già prima; hanno colpito solo i ragazzini. Ma di certo è un segnale forte”.

Si va verso altre restrizioni, probabilmente la chiusura di tutti i locali alle 19.

“Secondo me alla fine opteranno per un lock down totale. La via di mezzo la proveranno per salvare il salvabile ma la mia opinione è che non sarà abbastanza. Se chiudi le scuole superiori e poi vedi i ragazzi al parco a giocare non ha senso”.

E come verrà presa dai milanesi che l’hanno già vissuta a marzo?

“Da un punto di vista economico i non garantiti, perché non sono pubblici o privilegiati, potrebbero aizzare altri e contestare. Credo che l’aspetto peggiore sia quello psicologico, incide tanto anche se hai pochi problemi economici”.

Durante le dirette si collega tanta gente: senti una grande responsabilità su di te?

“Effettivamente sento una responsabilità crescente anche perché non sono un professionista, non faccio il giornalista. Ho un prodotto che ha avuto grande espansione nell’ultimo anno. Spero di essere all’altezza. Sono un piccolo Ferragni? No, scherziamo dai. Il mio è solo un giocattolo molto seguito con più di due milioni di visualizzazioni nelle ultime due settimane”.

Parliamo di cibo. Ti piace la cucina campana?

“Mi piace la cucina del nostro Paese; l’Italia ha tante cucine diverse. La Campania rappresenta una buona fetta d’eccellenza. Milano deve riscoprire le sue caratteristiche e fare un giusto mix tra locale e culture esterne. Bisogna coniugare tradizione e modernità che vuol dire allargarsi alle cucine di altri. Milano è Milano perché deve essere ombelico del mondo”.

La tua pizza preferita?

“La Margherita classica. Su questo punto dobbiamo restare sul classico”.
[DADES]