Un irpino a Milano con il “vizio” del caffè e della pizza sasicce e friarielli

E’ ormai un volto notissimo della tv, prima durante i Mondiali del 2018 in Russia e ora durante le mattinate italiane raccontate quasi sempre da piazze, strade e altri luoghi. Daniele Miceli, 38 anni dei quali moltissimi trascorsi tra radio e televisione, arricchisce da anni la folta compagine irpina che vive e lavora a Milano.

E’ stato un punto di riferimento per tutti quelli che in primavera erano rimasti chiusi in casa e avevano solo i mezzi di informazione come elemento di compagnia. Un ruolo difficile e delicato per chi comunque era già piuttosto navigato. Ironia e “studiata” improvvisazione sono i fattori immancabili dei suoi servizi esterni, sulla scia di quanto avvenuto nel 2018 quando aveva raccontato i Mondiali di calcio dalla parte dei tifosi delle squadre impegnate nella massima competizione planetaria in Russia.

Durante il lock down di primavera, con l’Italia ferma, sei stato uno dei pochi a potersi muovere per raccontare l’emergenza: ti inorgoglisce o credi di aver corso rischi eccessivi?

Non è questione di esserne orgoglioso, nessuno mi ha costretto a scegliere questo lavoro, che si tratti di servizi simpatici o più ‘duri’. Più che altro penso di aver reso un buon servizio e mi sono sentito quasi un privilegiato nel potermi muovere, sempre nei limiti previsti, mentre gli altri erano obbligati all’isolamento domiciliare. Rischi? Nulla che andasse oltre i limiti della normalità . Mi sono mosso sempre nella massima attenzione collaborando, inoltre, con aziende che mi hanno messo sempre nella condizione di agire in massima sicurezza. Senza fare gli eroi che non siamo, semplicemente per raccontare la vita quotidiana“.

Sono cambiate le tue abitudini negli ultimi mesi soprattutto in termini di uscite per mangiare o bere fuori?

Le mie abitudini sono cambiate solo per quel che, in base al DPCM di turno, non posso fare. Ma se si può prendere un caffè al banco o mangiare una pizza al ristorante io vado. Seguo la normativa. Finché è possibile muovere l’economia e vivere la vecchia vita, lo faccio e lo farò“.

immagine scattata prima dell’emergenza sanitaria

A proposito di pizza. Qual è la tua preferita?

Sono una persona estroversa, ma dannatamente tradizionalista. Preferenze di pizza? La Margherita e, quando la bilancia me lo consente, una sasicce e friarielli. Purché siano di quelle che siamo abituati a mangiare dalle nostre parti. Se non la finisco o non la finisco presto significa che non ho gradito. Sulla pizza sono molto vizioso“.
E un altro piatto della tradizione napoletana a cui non puoi rinunciare?
“Dipende. Ma la variante nostrana della parmigiana di melanzane (rigorosamente fritte!!!), arruscata, con parmigiano e mozzarella mi fa impazzire. In più adoro la versione irpina del Migliaccio. Non il dolce, una specie di timballo bianco di maccheroni che dalle nostre parti si mangia nel giorno di Carnevale“.
Cosa differenzia la cucina napoletana da quella tipicamente irpina?

Non sono un esperto, ma da profano goloso penso che la tradizione irpina sia più ‘dura e pura’. Per dirti, io una mangiata di carne alla brace vecchia maniera al Laceno la baratterei con pochi posti (e pasti) al Mondo“.

Il piatto irpino che raccomanderesti a tutti come “quello che non puoi non provare”?

Lagane e fasuli, ancor prima trofie coi funghi e tartufo di Montella“.

Lo chiederemo a molti: quanto sta migliorando, se sta migliorando, l’espresso che fanno a Milano?
Ormai bevo un buon caffè ovunque a Milano dove ho anche due-tre riferimenti eccellenti. La media si è decisamente alzata negli ultimi anni e da caffeinomane non posso che esserne contento“.
[DADES]