Una tre giorni milanese per “Cazzimma&arraggia”, la commedia che racconta di quando Ferlaino portò Maradona a Napoli

Sbarca a Milano “cazzimma&arraggia“, la suggestiva commedia teatrale che racconta in modo particolare l’impresa sportiva napoletana del secolo scorso: portare Diego Armando Maradona  a Napoli. La realizzazione di quel sogno, citata in opere letterarie e film di successo, viene messa in scena dal 3 al 5 febbraio al Teatro Delfino, nel quartiere milanese di Forlanini.
Lo spettacolo è firmato da Fulvio Sacco e Napoleone Zavatto, con lo stesso Fulvio Sacco nei panni di Totonno Juliano ed Errico Liguori nel ruolo di  Dino Celentano.
I due registi provengono rispettivamente dal Salvator Rosa (Fulvio) e dal cosiddetto triangolo Sant’Antimo, Grumo Nevano e Frattamaggiore (o simpaticamente conosciute S.A., Grumo Nevada e Big Fratta), ma vivono da tempo nel centro storico di Napoli e non lo cambierebbero per niente al mondo.

Come è venuta l’idea di questa commedia teatrale?

“Nel febbraio 2019 Hamsik, da 12 stagioni al Napoli e capitano della squadra da 6 anni, viene venduto. Siamo dei romantici, ci siamo rimasti male. Ci siamo chiesti quando fosse stata l’ultima volta che abbiamo vissuto un sogno. Siamo nati dopo l’arrivo di Maradona, troppo non-nati per piangere Berlinguer, troppo assenti dalla vita per vedere in scena Eduardo, troppo sobri per bere con Lucio Amelio. Ma sentiamo di appartenere a quei momenti – raccontiamolo! Per realizzare questo sogno siamo andati da Corrado Ferlaino – ex presidente della SSC Napoli, tifoso e uomo di raffinata intelligenza. Ancora oggi ci chiediamo perché ha accettato la proposta di una video-intervista di due sconosciuti che niente volevano sapere di Maradona, ma di sogni e Napoli. È nato così il desiderio di raccontare la nostra versione dei fatti. Abbiamo scelto di farlo con la più grande impresa manageriale e sportiva del XX secolo”.
E il nome da cosa deriva?
“In realtà è un modo di dire che ci siamo cuciti addosso durante le prime fasi del lavoro. Mettere insieme delle parole ambivalenti e di contrastanti, in base anche al senso della frase o del contesto, in un’espressione ci caratterizza come artisti e anche come esseri umani”.
Corrado Ferlaino durante l’incontro pubblico

Cosa deve aspettarsi lo spettatore che verrà a teatro?

“Di vivere un sogno. Partendo dal sogno che Ferlaino, insieme ad Antonio Juliano e Dino Celentano hanno regalato a tutti noi. Abbiamo preso i fatti più noti della vicenda e gli abbiamo costruito attorno un racconto, vero o finto che sia, perché ognuno ha il proprio personalissimo ricordo di quei giorni. Ma possiamo dire che la determinazione di Antonio Juliano e la scaltrezza di Dino Celentano hanno reso concreta un’operazione impossibile e la cazzimma e l’arraggia che proviamo a mettere in campo è il nostro modo di stare al mondo. Partiamo da questo pretesto per raccontare la nostra storia”.
Quanto è stato emozionante l’evento live con l’ingegnere Ferlaino?
“Un uomo che all’epoca era sulla soglia dei 90anni che ti guarda e ti dice: facciamo presto che devo andare a lavorare. Eravamo terrorizzati e contenti allo stesso tempo. Ferlaino con noi è stato un esempio di classe ed educazione al quale possiamo solo dire grazie! Abbiamo intervistato lui perché non potevamo farne a meno, in primis da tifosi e poi perché avevamo bisogno di conoscere l’uomo che aveva realizzato l’impresa che volevamo raccontare. La videointervista, realizzata nel febbraio 2019, è stata la traccia iniziale con la quale abbiamo incominciato a scrivere il testo partendo da una domanda: come si realizzano i sogni?”
Non posso non chiedere qualcosa sul presente: che significato potrebbe avere il primo Scudetto senza Diego in campo e senza Diego tra noi?
“Partiamo con i dovuti scongiuri! Manca tanto e noi siamo la generazione del fallimento, della serie C, tutto questo per noi è un sogno e aspettiamo di vedere come finisce: tifando, tifando ancora e tifando ancora più forte! Diego è tra noi e con noi. La città trasuda di Maradona, i tifosi hanno il loro martire che custodisce le preghiere che facciamo prima dei fatidici 90 minuti. Sarà strano. Sicuramente sì”.
Parliamo di cibo: a quale piatto della cucina campana non sapreste rinunciare?
“La Genovese. Senza se e senza ma. Quella tirata e non brodosa. Se volete vi suggeriamo anche un posto a Piazza Dante, dietro le spalle del sommo vate!”
La pizza preferita da Napoleone e quella preferita da Fulvio?
“È una delle poche cose che siamo d’accordo: “pizza co’ purpetiell'” detta anche alla Luciana. Imbattibile”
Dario De Simone