Rape e patate con tanto vino rosso: così l’Irpinia esorcizzò la grande nevicata di 10 anni fa

Sono passati 10 anni dall’inizio della grande nevicata del 2012. In Irpinia se la ricordano tutti come la più intensa e prolungata dopo quella storica del 1985.

Iniziò a nevicare la sera di giovedì 2 febbraio e andò avanti così con ripetute nevicate per circa 10 giorni. Le zone più colpite furono il Beneventano e l’Alta Irpinia, ma tanta neve sommerse anche Avellino città. Io Mangio Campano ne ha parlato con Gianluca Amatucci, noto giornalista avellinese.
All’epoca collaboravo con il Quotidiano dell’Irpinia in via Annarumma, con il direttore Gianni Festa. Ricordo che per salire a piedi da via degli Imbimbo trovammo due alberi di grosso fusto sradicati e posti sulla strada. Via bloccata e intervento delle squadre dei Vigili del Fuoco – ricorda Amatucci – Per un paio di giorni in città si vedevano pochissime persone in giro; ricordo le scene di genitori a giocare con i figli sulla neve e un’atmosfera bellissima di aria pulita con le strade imbiancate. Insomma vedemmo Avellino più candida e bella tra alberi e neve soffice“.
La squadra di calcio, all’epoca guidata da Giovanni Bucaro, giocò a Sorrento la domenica e riuscì ad arrivarci solo grazie a volenterosi che andarono a prelevare nelle case i calciatori con mezzi cingolati. “Sì, e io per lavoro curavo la pagina sportiva e quindi tutti i rinvii causa neve sui campi di calcio minore dalle Eccellenza alla Terza categoria. Al tempo stesso in tanti nei paesi irpini provavano a liberare i campi dalla neve per giocare“, racconta.
Fu anche un’occasione, molto prima della pandemia, per ritrovarsi in famiglia davanti ai piatti tipici della tradizione dell’entroterra campano. “L’attenzione massima fu rivolta a mia madre anziana e a mia figlia che all’epoca aveva 6 anni – spiega Amatucci – Anche noi ci divertimmo sulla neve in centro con uno slittino lungo una ripida discesa verso via Bellabona. Bei ricordi che terrò sempre con me“.

E a tavola fu il festival dei piatti più caldi. Le famiglie si riunirono intorno alle tradizionali rape e patate, la ciambotta e la scarola con le patate. Il tutto fu innaffiato con uno dei vini tipici dell’entroterra campano. Fu il modo di esorcizzare il pericolo, il freddo e l’isolamento.
Tra l’altro quell’episodio testimoniò la distanza che separava anche a livello mediatico il capoluogo di Regione e l’entroterra, la famosa “altra Campania”. Per giorni non si ebbe la percezione della gravità del fenomeno. Una svolta in tal senso arrivò grazie alla giornalista Paola Saluzzi che all’epoca conduceva un programma in diretta su SkyTg24. Si collegò con uno dei comuni colpiti dall’emergenza e si rivolse al sindaco: “Vi siamo vicini. Ma poi io sono nata non lontana da lì e so che siete lupi irpini e sapete affrontare le difficoltà“.
L’episodio provocò un’ondata di apprezzamento nei confronti della giornata, il cui papà era lucano di Acerenza, e accese i riflettori sull’emergenza.

[DADES]