In Brianza c’è Pulcinella e importa solo il meglio dalla Campania

E’ una piccola oasi nel cuore della Brianza, a 10 chilometri da Lecco e a 20 da Como. E’ una oasi ricca di prodotti della Campania nel profondo Nord. Aperta nel 2016, la pizzeria Pulcinella di Cesana Brianza è già un punto di riferimento per molti. Non c’entra la posizione strategica, sia pure in un piccolo paese di appena 2.000 abitanti.

Conta la qualità, un elemento su cui Salvatore Cirillo (nella foto), campano di Torre Annunziata emigrato in Lombardia da 30 anni, ha decisamente puntato per distinguersi dalla massa. Pulcinella è uno dei partners di Io Mangio Campano già dallo scorso aprile.

Avete puntato decisamente sui prodotti dop della nostra terra.

“Sì, per differenziarci dagli altri, per distinguerci dalla massa. In zona ci sono tante pizzerie a prezzi modici ma con prodotti non proprio di qualità. Noi puntiamo sui prodotti DOP in particolare della Campania”.

E qual è il vostro pezzo forte ?

“Non solo uno. Abbiamo importato prodotti che qui non conoscevano neanche, come cicoli, ricotta di bufala, pomodoro giallo, guanciale di maiale nero; ecco di questo neanche immaginavano lontanamente l’esistenza qui in Brianza. Erano abituati a pizzerie gestite da egiziani. All’inizio i clienti infatti erano spiazzati e abbiamo lavorato pochissimo; cercavano cose scontate. C’è voluto un po’ per far entrare le differenze nella loro realtà, per esempio
confondevano provola con scamorza”.

E quale prodotto piace di più al brianzolo medio?

“La pizza col pomodoro giallo vesuviano, col guanciale nero, il conciato romano e la mozzarella di bufala. La chiamiamo la Masaniello”.

Ormai si parla tanto di pizze gourmet, ma per noi campani è quasi una eresia vedere certi eccessi come la frutta.

“Sì, noi non la mettiamo. E sono d’accordo perché la tradizione conta. Però chi viene da noi difficilmente mangia la Margherita. Noi proponiamo la pizza speciale della settimana. Ed è una grande mancanza di questo periodo così difficile in cui non la facciamo perché è anche complicato far giungere i prodotti particolari. La gente aspetta l’evento, gli ingredienti speciali. Ad esempio piacciono le pizze con la genovese, le polpette, il ragù; solo una volta abbiamo osato un po’ con formaggi stagionati e la stracciatella di bufala. Però non siamo mai arrivati al gourmet estremo”

A proposito di periodo particolare, quanto state soffrendo per una chiusura che forse non vi aspettavate.

“No, non ci aspettavamo proprio una nuova chiusura autunnale. E soffriamo più questa di quella primaverile. Quella volta ci eravamo appoggiati sul discorso della consegna a domicilio che funzionava perché la gente era chiusa in casa e veniva da un periodo difficilissimo. Adesso è tutto molto fermo, pure il delivery o l’asporto non tirano così tanto. In particolare l’asporto rispetto ad aprile è consentito ma noi siamo in un comune piccolo e i clienti non possono venire da lontano. Perdiamo il 70% con questa zona rossa”.
[DADES]