A Gianluca Amatucci il premio Caracciolo: “Cultura e cibo irpini sono unici. Sono un amante degli gnocchi”

E’ il fresco vincitore del premio “Caracciolo 2022“, indetto dall’Accademia dei Dogliosi. Ma è anche uno dei veterani del giornalismo (sportivo e non) della città di Avellino. Gianluca Amatucci, classe 1971, si è aggiudicato il premio promosso dall’accademia voluta dal Principe Marino II Caracciolo nel 1620; è la più antica e prestigiosa associazione culturale del capoluogo irpino. A rappresentare la famiglia è attualmente l’ingegner Agostino Caracciolo, erede del Principe, nato a Calitri e componente della Deputazione di San Gennaro. A presiedere l’accademia da quasi 30 anni è invece il dottor Fiorentino Vecchiarelli che la scorsa domenica, insieme al Direttivo ed ai soci ha tenuto la celebrazione del 402° anno di fondazione, con la consegna del Premio; premiato anche il giornalista cilentano Vincenzo Rubano.
Amatucci è molto noto in Irpinia per i suoi trascorsi in diverse emittenti locali e per il suo impegno per il sociale e nel mondo della cultura anche attraverso la scrittura di testi per monologhi e per il teatro.

Ma è ancora possibile promuoverla?
“Sì. Anche nella nostra provincia, in Irpinia, ho notato negli ultimi mesi un grande fermento intorno a tematiche culturali ed ho preso parte da moderatore a vari eventi in cui sono stato invitato per discuterne con autori di libri ed opere d’arte. Ci sono giovani ma anche Associazioni culturali che si spendono per creare aggregazione sul territorio. A ognuna di queste oggi va il mio più sincero plauso”.

Come è cambiato il mondo dell’editoria negli ultimi 20 anni e magari molto più recentemente?
“Sul discorso editoria tocchiamo un punto dolente. A dire il vero ho notato pochi cambiamenti se non in peggio, nel corso degli ultimi 20 anni. Si premia poco la preparazione e non si mira ad avere gruppi di lavoro costituiti anche da chi ha esperienza. Non tutti comprendono che se un’azienda vuole avere successo si deve affidare a collaboratori e dipendenti validi. Capita invece di avere a che fare con soggetti che “scimmiottano” un modo di fare, un modo di gestire questa professione in maniera dozzinale, cercando di “campare alla giornata” e rubacchiando il lavoro altrui tra notizie tristemente copiate sui vari siti web o ancor peggio andando a trafugare interviste realizzate da altri giornalisti, da altre testate. Una situazione desolante sul piano lavorativo”.

Anche quest’anno boom di migrazioni di campani verso altre Regioni italiane e all’estero con l’entroterra pesantemente protagonista: cosa sta succedendo?
“Sul tema del flusso migratorio dal Sud verso il Nord ci sarebbero da scrivere pagine e pagine, ma il dato negativo è che questo flusso è ancora ininterrotto. Purtroppo, la malapolitica e la malagestio della cosa pubblica hanno fatto sì che negli ultimi 40 anni la meritocrazia fosse sostituita dalla vincente raccomandazione soprattutto negli enti pubblici. In merito ho anche realizzato un monologo, di cui sono unico autore, che affonda le radici nel fenomeno migratorio ed a breve lo presenterò pubblicamente”.

Non posso non chiederti: per l’Avellino Calcio s’annuncia una stagione veramente difficile dopo ben altre aspettative
“Diciamo che in casa biancoverde c’è poco da sorridere se ci riferiamo alle ultime due stagioni a cui sommiamo quella in corso. Due volte ai Play Off e due volte fuori, la seconda addirittura alla prima partita. Quest’anno sembra non bastare il cambio in panchina. L’arrivo di Massimo Rastelli ha dato una parvenza di gioco ad una squadra in difficoltà. Poi i soliti errori ed oggi l’Avellino è in una posizione di classifica allarmante. A gennaio, con gli attesi innesti, ci si augura una virata di rotta”.

Parliamo di cibo: qual è il piatto preferito da Gianluca?
“Non ho un vero e proprio piatto preferito ma se devo inserire qualche ingrediente che mi stuzzica l’appetito aggiungerei funghi, formaggio stagionato, insaccati di ogni genere. Vado matto comunque per gli gnocchi di patate cucinati in ogni modo possibile e con ogni variante aggiuntiva”.

Cosa ha di così speciale la cucina irpina da essere più distinta di altre rispetto a quella tradizionale napoletana?
“La cucina irpina presenta dei piatti che, come in altre aree, sono prettamente locali e derivano da tradizione e culinaria particolarmente tramandata su quel territorio. Credo che ogni regione e provincia d’Italia abbia sue peculiarità anche a tavola con differenze sostanziali, ad esempio tra terre d’Irpinia e napoletano. Da noi a dominare la scena sono le carni, come lo stufato d’agnello e patate, cotto nel tegame di coccio, oppure la pancetta di agnello. Le lagane e ceci, le cannazze di Calitri, i fusilli al tegamino con il ragù come anche il soffritto irpino, il capretto all’avellinese ma anche piatti a base di ortaggi, come la ciambotta e per gli amanti del pesce, il baccalà alla ualanegna, cotto in un tegame con un soffritto di aglio e peperoncino. Ti rammento anche la cipolla ramata, varietà tipica di Montoro, dal sapore dolce e aromatico. Può essere gustata cruda oppure sotto forma di conserve e confetture”.

Lo chiediamo a tutti: la pizza preferita da Gianluca?
“In tema di pizze mi piace cambiare spesso anche se mi affido solitamente ad una quattro stagioni, o una Margherita con aggiunta di cotto e per variare una cipolla e tonno”.

Dario De Simone