Covid, lo studio shock di tre ingegneri: “Lockdown quasi inutili, ma devastanti per l’economia. Ecco i dati che lo confermano!”

C’è uno studio inquietante che non ha trovato posto sui giornali e nei talk show italiani e, salvo alcune eccezioni, neanche all’estero. E’ quello di tre ingegneri, un tedesco e due ricercatori residenti in Australia, pubblicato lo scorso gennaio.

Franz Konstantin Fuss (nella foto a destra), direttore del Dipartimento di Biomeccanica dell’Università bavarese di Bayreut (Germania), Yehuda Weizman, ricercatore dell’Università di Melbourne, e Adin Ming Tan, assistente ricercatore dell’Università di Melbourne, hanno studiato gli effetti delle misure di contenimento del Covid-19 attraverso una serie di criteri legati all’effettività delle misure restrittive in 92 Paesi del mondo.
I risultati dello studio sono sorprendenti se confrontati con la narrazione dei media, in particolare italiani: nei Paesi dove sono state adottate pesanti misure restrittive in varie fasi (Italia in modo variegato e alternato, Spagna nella prima fase) ci sarebbero addirittura dati sulla mortalità superiori a quelli dove le misure sono state meno pesanti; e non ci sarebbero differenze troppo evidenti neanche rispetto a Paesi, su tutti la Svezia, che hanno utilizzato misure molto blande.
Lo studio conclude in modo inesorabile: “Le misure restrittive forti non sono necessariamente più efficaci delle misure blande, che a loro volta non sono necessariamente una ricetta per il fallimento (chiaro riferimento al modello svedese infangato dai media, ndr). Le misure blande sono tuttavia certamente più favorevoli all’economia“.

CHIUSURE DEI RISTORANTI DEVASTANTI PER ECONOMIA E INUTILI PER LA PANDEMIA

In pratica, i tre ingegneri confermano ciò che altri avevano già sottolineato: i lockdown all’italiana o alla spagnola (prima fase) hanno solo prodotto disastri economici e conseguenze di carattere culturale e sanitario di dimensioni non quantificabili e di non facile gestione senza incidere più di tanto sul contenimento dell’evento pandemico soprattutto sul fronte dei decessi.

Le chiusure, in particolare, dei ristoranti hanno provocato conseguenze gravissime durante e dopo la pandemia sul piano economico e sul piano degli assetti lavorativi. Il fenomeno della mancanza di camerieri non sarebbe quindi legato al reddito di cittadinanza o alla poca propensione al lavoro di tanti dipendenti, ma al fatto che in tanti hanno preso altre strade per paura che il Governo potesse reiterare provvedimenti restrittivi senza poi garantire a gestori e lavoratori adeguate misure di ristoro come rimborsi, cassa integrazione rapida e altri benefit di vario genere.