Lepore (Corte d’Appello FIGC): “Vi spiego come sta cambiando la Giustizia sportiva in Italia”

E’ uno degli autori del Commentario al nuovo complesso Codice di Giustizia Sportiva, quello entrato in vigore nel 2019 e contenente tante novità tra le quali è difficile districarsi. E’ un campano doc il professor Andrea Lepore, docente di Diritto dello Sport presso il Dipartimento di economia dell’Università “Luigi Vanvitelli”.
Ed oltre ad essere professore associato di Diritto Privato, è da oltre un lustro uno dei componenti della Corte sportiva d’appello nazionale della Federcalcio, attualmente della prima sezione. Il tutto in un momento delicato da diversi punti di vista per il mondo del calcio.

Da oltre cinque anni nella Corte sportiva d’Appello nazionale della Federcalcio: che esperienza è stata?

“Un’esperienza altamente formativa dalla quale continuo a imparare tanto, grazie a rapporti professionali e umani con persone di altissimo valore culturale. Attraverso questa sinergia con i colleghi abbiamo compiuto passi importanti, cercando di armonizzare gli orientamenti delle Corti, sì da rispondere a un’esigenza in particolare: garantire un’interpretazione chiara delle regole sportive. In questa direzione la Federazione ha compiuto considerevoli sforzi, sia nella semplificazione dei plessi normativi, sia nell’accesso alle decisioni degli organi di giustizia, implementando molto il sito istituzionale, ad esempio, che oggi consente di poter consultare agevolmente le pronunce”.

Lo scorso autunno ha contribuito alla nuova edizione del Commentario al Codice di Giustizia Sportiva edito dalla ESI insieme con i colleghi Blandini, Del Vecchio e Maiello: quali le principali novità?

“Diverse. Nel 2016, per la prima uscita, il lavoro fu pioneristico. Molto materiale era ancora in prevalenza cartaceo, ed organizzare in prima battuta una raccolta delle pronunce sportive fu impegnativo, impiegammo più di un anno. La seconda edizione trae le mosse dalla nuova versione del Codice di giustizia FICG, licenziata nel giugno 2019, strutturata in 142 articoli, quasi il triplo rispetto alla precedente. Una simile rivisitazione non poteva, dunque, che determinare una completa revisione del Commentario edito nel 2016. La riforma del 2019 ha inteso affermare ancora con più vigore alcuni dei principi già espressi nella passata stesura, tra i quali la celerità del processo sportivo e la parità delle parti. Il testo si richiama esplicitamente a norme sia dell’ordinamento della Repubblica che a disposizioni del sistema sportivo, nazionali e sovranazionali, quali il Codice di giustizia e lo Statuto del CONI, nonché la legislazione FIFA e UEFA. L’attuale Codice di giustizia FIGC è strutturalmente diverso rispetto al precedente, si presenta diviso in due parti: la prima, dall’art. 1 all’art. 43, è relativa alla disciplina sostanziale, in essa vengono affrontati temi di assoluta rilevanza con nuove chiavi di lettura. Ci si riferisce segnatamente alla responsabilità dei tesserati e in particolare delle società sportive, alle infrazioni e alle sanzioni ad esse conseguenti. Dall’art. 44 in poi, attenzione è posta alla disciplina del processo sportivo. Assumono rilievo le norme in tema di acquisizione di prove e sullo svolgimento delle indagini da parte della Procura federale. Tra queste ultime, è da sottolineare la disciplina ad oggetto la valutazione della natura dei termini processuali (perentori o ordinatori), la quale aveva determinato diverse controversie negli ultimi anni tra le Corti federali e gli uffici della stessa Procura. Infine, rilevante è altresì il nuovo regime sulle misure cautelari, decise sia in sede collegiale che monocratica, presso il Tribunale federale e la Corte federale (artt. 96-97 e 107-108).
L’obiettivo del Commentario, senza dubbio, resta il medesimo della precedente edizione, ossia tentare di offrire uno strumento agli studiosi e agli operatori del settore utile per comprendere sotto il profilo funzionale e applicativo istituti tipici del diritto sportivo, mediante una lettura delle norme sportive all’interno del sistema giuridico nel suo complesso, senza pregiudizi di sorta. Anche per questa seconda edizione abbiamo deciso di inserire per ciascuna disposizione un commento che contenesse un insieme di dati esplicativi e di orientamenti giurisprudenziali e dottrinali. In tal modo sono poste in rilievo le questioni più dibattute nelle diverse sedi giudiziarie e in letteratura”.

Come e perché è iniziata questa carriera nel mondo del diritto legato allo sport?

“Grazie al mio Maestro, Pietro Perlingieri. Fin dall’inizio del mio percorso accademico, infatti, mi sono occupato non soltanto del diritto civile, ma anche del diritto dello sport. Tutto nacque dalla mia tesi di dottorato, sul tema, assegnatomi dal Professore, della responsabilità civile nell’attività sportiva, che si trasformò poco dopo, nel 2009, nella mia prima monografia. Da lì in poi il mio impegno è stato massimo per sostenere lo studio e la divulgazione del diritto dello sport, troppo spesso negletto. Sedici anni fa, al contempo, iniziai quella che a me piace definire l’avventura della “Rassegna di diritto ed economia dello sport”, intrapresa con un manipolo di volenterosi appassionati della materia. Una rivista scientifica che oggi dirigo con altri colleghi e che 10 mesi fa ha conquistato la classe A, conferita dall’Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria (ANVUR) in quanto riconosciuta come eccellente a livello internazionale per il rigore delle procedure di revisione e per la diffusione, prestigio e impatto nella comunità degli studiosi del settore. Un traguardo per tutti noi davvero importante. Tra le ragioni che avevano indotto a fondare la Rivista ve ne era una, centrale, rappresentata dalla necessità di promuovere la formazione di una rinnovata cultura dello sport. Il diritto, infatti, è cultura, lo sport è cultura”.

Parliamo di cibo: un piatto della tradizione campana a cui non può rinunciare?

“Due, in assoluto. Senza dubbio la nostra cara e amata pizza, unica al mondo. Subito a seguire, spaghetti alle vongole”.

Siamo una terra in grande crescita dal punto di vista dell’enogastronomia anche grazie al territorio irpino che produce vini eccellenti. Quale cibo si accoppia meglio?

“In questo ultimo periodo ho potuto apprezzare vini eccezionali di quella terra, soprattutto provenienti dalla zona di Montemarano. Ragion per cui, non posso che consigliare il meraviglioso Taurasi. Poiché tannico e con alcolicità notevole, a mio avviso, bisogna abbinarlo con un piatto che sia succulento, e dunque con un bel ragù. Attenzione, ragù napoletano, da ben distinguere da quello bolognese”.

Lo chiediamo a tutti: la sua pizza preferita?

“Margherita di bufala. Con fermezza”.

Dario De Simone